mercoledì 17 febbraio 2016

Una mostra americana... Per rivivere il mito hippie americano.

Al di là dell’Atlantico, forse per compensare una relativa “mancanza di Storia” – perlomeno antica – si fanno le mostre sul 1968.
1968 significa Storia, oltre che cambiamento di usi e costumi. Significa colore, moda, slogan, protesta.
Significa, a suo modo, come tutta la Storia che ci ha resi parte di una determinata civiltà, vita. Questa vita sessantottina molti che ancora camminano su questo mondo l’hanno vissuta sulla propria pelle: chi ancora piccolo, chi in chiave di protagonista, nella veste di quella generazione nata poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e che nella metà degli anni ’60 iniziava ad affacciarsi sul palcoscenico della realtà vera, quella adulta. E che quella vita adulta così come era stata impostata dalle passate generazioni non gli andava granché bene.
Ed è così che un istituto statunitense, il Minnesota History Center, ha deciso di creare una mostra itinerante che riproponesse, tramite video, foto, interviste e “cimeli” quell’annata che, come disse Kurlanski nel suo saggio del 2005, “fece scoppiare il mondo”, e il cui sito web può essere visualizzato qui.
Partita da St. Paul, proprio in Minnesota, il 14 ottobre 2011 e conclusasi in California, a Santa Ana, il 13 settembre 2015, ha attraversato gli Stati Uniti da est ad ovest:




La più interessante sezione del sito internet risiede nella ricostruzione temporale tramite una timeline dell’intero anno 1968, diviso per mese: i maggiori eventi di quell’anno possono così essere scoperti semplicemente navigando tra le frecce indicatrici che lasciano scorrere le immagini, corredate di una breve ma efficace didascalia, rendendo quindi il tutto molto agibile e alla portata di un vasto pubblico.
Ecco ad esempio come si presenta il mese di gennaio 1968:



Uno stile accattivante, volutamente retrò e in tema con i gusti e le mode dell’epoca, conduce quindi il visitatore virtuale alla scoperta dei principali avvenimenti storici – perlopiù, va detto, statunitensi.
Il sito internet dell’esposizione è dotato di un blog leggermente datato: l’ultimo intervento risale al 17 gennaio 2013 e dopo questa data non si hanno più notizie di aggiornamenti, ma che durante il biennio 2011-2013 è stato continuamente e scrupolosamente monitorato e a cui sono stati aggiunti diversi articoli su diversi temi.
Si propone qui un’anteprima dell’ultimo articolo postato, riguardante l’estrema facilità con cui negli Stati Uniti si possano procurarsi armi da fuoco:



A fianco alla timeline, inoltre, compaiono, leggermente nascosti agli occhi del navigatore, tre sezioni molto interessanti: la descrizione del 1968 tramite quella che era la vita reale dell’americano medio.
Un occhio allo stile può essere dato grazie alla dedicata sezione, come si possono visionare eventi degni di nota nel campo delle arti, quali televisione, cinema e musica.
Ad esempio, nell’immagine seguente sono visualizzati i singoli musicali più venduti al 31 dicembre 1968:



Mentre nella immagine seguente sono menzionati alcuni eventi degni di nota in campo televisivo e cinematografico, anch’essi elencati cronologicamente con perizia e dovizia di particolari, e quindi con dati (e date) ben studiati e analizzati:


Questi semplici dati sono in realtà molto importanti per inquadrare una complessa realtà socioeconomica, una realtà che, anche tramite il mondo delle arti visive e musicali, è riuscita ad infrangere quel muro “antico” che divideva ormai il mondo dei giovani da quello, superato, della generazione precedente.
È anche grazie alla musica e al cinema che la rivoluzione sessantottina ebbe grande eco a livello mondiale, ed è allora che si sono formate determinate concezioni ancora oggi valide, come ad esempio la caduta di alcuni grandi tabù etici e morali.
Non è dato sapere il successo che nei quattro anni di tour la mostra ha avuto, ma è opportuno ritenere che è un buon prodotto a livello mediatico ed informativo, e, come è possibile vedere, è stato ospitato nei più importanti istituti museali d’America, fattore che avrà sicuramente contribuito al successo dell’esposizione.
Ora tocca a noi quindi far rivivere il 1968, magari prendendo spunto da un prodotto come questo ben fatto ed esaustivo, e cercando di far rivivere quello spirito libero ai nuovi giovani del terzo millennio.


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