giovedì 31 marzo 2016

La musica beat in Italia. Due siti a confronto: 60’s Italian Beat e Italian Beat 1968





« La Beat Generation è un gruppo di bambini all'angolo della strada che parlano della fine del mondo »
Jack Kerouac




Beat è ribellione. Beat è ritmo e passione. Beat è la scoperta di se stessi, della vita sulla strada, della droga, del sesso liberato, dei valori umani e della coscienza collettiva. Beat è Inghilterra e Stati Uniti prima, Italia poi. Beat sono gli anni Sessanta e il ’68. Beat è poesia e letteratura, ma anche cinema e musica. Ed è alla musica beat, a quella generalmente suonata con le chitarre elettriche e fatta di melodie orecchiabili e ritmi cadenzati e veloci, che è dedicata la risorsa online qui analizzata e, appunto, intitolata 60’s Italian Beat, http://italianbeat.altervista.org/artists/menu/12345.html.


Il sito in questione denota una struttura e un’interfaccia molto semplici ed è, perciò, facilmente accessibile a qualsiasi tipologia di utente, che intenda imbattersi nell’universo variegato della musica beat, in questo caso, specificamente italiana. Organizzato secondo l’ordine alfabetico dei nomi degli artisti più rappresentativi del genere, il sito sembra presentarsi, già dalla sua home page, alla stregua di un dizionario virtuale in cui a ciascuna lettera corrisponde una pagina precisa.
In ognuna di queste, dunque, è possibile rinvenire l’elenco degli interpreti beat, sia che si tratti d’italiani all’estero e di stranieri in Italia, sia di gruppi esteri formatisi in Italia oppure di gruppi misti. Inoltre, a rendere complete le liste di ciascuna pagina, spesso legati ai nomi degli artisti vi sono, al di là della loro provenienza che è sempre indicata, link di rimando ad altra fonte- Youtube o Wikipedia-, attraverso i quali si ha modo di ascoltare un brano o più brani del singolo cantante e conoscerne la storia.
Il numero degli interpreti considerati è davvero notevole e, difatti, dopo una rapida ricerca, si riscontra la presenza dei principali complessi fioriti nell’Italia della seconda metà degli anni Sessanta: i Camaleonti, I Corvi, I Delfini, i Dik Dik, l'Equipe 84, I Giganti, Le Orme, i Nomadi, i Pooh, i Quelli, i Bad Boys, i Renegades, i Rockets e tanti altri. Infine, nella parte bassa di ogni pagina sono sempre incorporati due video appartenenti a due degli artisti che si trovano in lista, oltreché la ripetizione dell’ordine alfabetico delle pagine, diverse copertine di album e i dati di aggiornamento di tale risorsa.
A questa panoramica generale, ma allo stesso tempo dettagliata, si può affiancare un’altra risorsa affinché possa essere offerta un’analisi maggiormente esaustiva del mondo musicale beat.
A differenza della prima, però, questa volta a essere considerati non sono gli anni ’60 nella loro totalità, bensì un momento specifico e preciso: il 1968. Accanto, infatti, al rumore storico-sociale che tale anno generò ovunque in quei tempi, vi sono il suono e le melodie beat, che ancora in quel periodo continuavano a invadere la scena musicale nostrana, e che sono state in piccola parte raccolte nella risorsa di nostro interesse. Trattasi di un canale della piattaforma Youtube, intitolato ItalianBeat 1968, https://www.youtube.com/user/italianbeat68


Dall’home page, anch’essa di facile utilizzo e abbastanza user friendly, si può procedere all’ascolto dei brani selezionati dal gestore del canale. Sono in totale 46 canzoni, tutte edite nel 1968 e tutte italiane: Ho difeso il mio amore dei Bit-Nik, T’ho vista piangere degli Arcani, La Ballata di Bonnie and Clyde delle Anime, e diverse altre. Mediante, poi, gli altri label della pagina si possono esplorare altre aree della stessa: “Canali”, ad esempio, indica, appunto, gli altri canali in riferimento a ogni singolo anno dei ’60, quasi fossero ciascuno un tomo di un’enciclopedia musicale.


Quanto, invece, alla sezione “Informazioni”, essa permette di conoscere non soltanto il numero degli iscritti al canale, delle visualizzazioni (circa 9.418), e la data d’iscrizione, ma anche contiene collegamenti ipertestuali che, partendo dal nome degli artisti, riportano alla loro relativa voce in Wikipedia.


Insomma, ItalianBeat 1968 è un canale che può essere utilizzato tanto autonomamente quanto come appendice al primo sito, rispetto al quale, essendo questo organizzato soltanto secondo l’ordine alfabetico dei nomi degli artisti, risulta essere anche più preciso dal punto di vista temporale. Se, infatti, con 60’s Italian Beat si può conoscere la totalità dei musicisti beat e la loro provenienza, con il canale Youtube si ha modo di collocare precisamente i loro successi nel tempo e, quindi, capire se un brano sia del 1961, del 1968, ovvero del 1969. Allora è chiaro che, se messe insieme, le due risorse non soltanto raggiungono gli obiettivi comunicativi eventualmente preposti, ma anche soddisfano le esigenze informative degli utenti, che si può immaginare siano tendenzialmente degli appassionati di musica e dei cultori del genere.  L’unica pecca a riguardo è che per tutti e due i siti è stato complicato risalire all’identità dei rispettivi fondatori, dettaglio che impedisce di comprendere se, soprattutto nel caso di 60’s Italian Beat, il sito appartenga a un ente, a un’azienda musicale oppure sia semplicemente una creazione di chi è interessato alla musica beat. Per ItalianBeat 1968, invece, le uniche informazioni che si hanno concernono non il gestore del canale, bensì lo scopo di quest’ultimo: “The italian garage beat sound: a videotripping around rare beat bands and artists from sixties scene in Italy”.

Il fenomeno beat, o meglio, la Beat Generation, con tutte le sue implicazioni non solo musicali, ma anche letterarie, poetiche e filmiche, è stato un movimento giovanile che ha segnato un’epoca e che ha lasciato un suo segno nella storia del Novecento, soprattutto se si pensa che della Beat Generation sono stati espressione anche i movimenti culturali del maggio 1968: l'opposizione alla guerra del Vietnam, gli Hippy di Berkeley e Woodstock. Di conseguenza, imbattersi in questi due siti, per quanto limitati alla sfera musicale, può soltanto essere un punto di partenza per approfondire un momento della nostra storia che tanto ha fatto parlare e ancora continua a farlo. 

venerdì 25 marzo 2016

IL SESSANTOTTO ALLA BIBLIOTHÈQUE NATIONALE DE FRANCE

Dall’11 luglio al 7 settembre 2008, a distanza di quarant’anni dal Sessantotto, la Bibliothèque nationale de France ha proposto un’esposizione sulla documentazione raccolta sul maggio parigino. L'intersindacale della Biblioteca, infatti, partecipò alla protesta nel maggio e nel giugno 1968 e centinaia di volontari si impegnarono nella raccolta di documenti che oggi costituiscono una testimonianza di eccezionale importanza su quel periodo. L’istituzione ha reso fruibile il materiale pervenuto mediante un’esposizione virtuale sul sito http://expositions.bnf.fr/mai68/index.htm, inserito all’interno della galleria virtuale della biblioteca a cui è possibile accedere mediante il sito http://expositions.bnf.fr/index.php.
L’esposizione dedicata al maggio parigino è intitolata «Esprit(s) de mai 68».

Dalla prima pagina del sito





è possibile accedere sia alla galleria virtuale della biblioteca (sul sito http://expositions.bnf.fr/mai68/index.htm), selezionando il logo dell’istituzione, sia alle sezioni del sito.


   

La sezione intitolata «l’exposition» comprende una galleria di immagini e testi divisa in quattro capitoli, ai quali è possibile accedere dalla pagina principale cliccando su ciascuno di essi. In alternativa, dopo averne selezionato uno da qualsiasi punto della galleria, è possibile accedere direttamente agli altri capitoli, i cui titoli compaiono in alto uno di fianco all’altro. Tuttavia, è possibile navigare tutta la galleria cliccando sulle freccia.


   

In ogni pagina del sito, nell’angolo in alto a sinistra, sono presenti una parentesi graffa, che compone il logo dell’istituzione, e la scritta «esprit(s) de», che fa parte del titolo dell’esposizione virtuale: cliccando la prima si accede alla galleria virtuale della biblioteca; cliccando la seconda, invece, è possibile ritornare alla pagina principale del sito.


I capitoli sono intitolati «non à l’ordre qui tue!», «l’art c’est vous», «presse, n’est pas avaler!» e «participons au balayage». Cliccando su ciascuna immagine è possibile visualizzarla in dimensioni maggiori e ottenere informazioni sulla stessa. Per tornare indietro è sufficiente cliccare il logo della biblioteca, a fianco della didascalia.
Nella pagina principale, nella sezione «en images», cliccando su «feuilletoirs» si aprono quattro gallerie contenenti rispettivamente affiches (manifesti), tracts (volantini), photographies (fotografie), journaux (giornali) e toute l’iconographie (tutte le immagini), quest’ultima raggiungibile anche direttamente dalla prima pagina, dove è scritto «toute l’icono». A ogni immagine è correlata una breve didascalia che viene visualizzata sopra la galleria al passaggio del cursore. E’ possibile scorrere ogni galleria tramite le frecce in basso.



Da qui è possibile accedere sia alla sezione «l’exposition» sia alle altre.
La sezione «mai 68 à la BnF» comprende tre articoli realizzati da Marie-Renée Morin, conservatore onorario della biblioteca, intitolati «Une moisson spontanée», «Le tri en temps réel» e «Des sources pour l’histoire».




La sezione «rencontre» contiene un video in cui parla la stessa Marie-Renée Morin.




In ultimo, la sezione «informations» contiene tutti i contatti dei responsabili dell’esposizione museale e dell’esposizione virtuale. Questa sezione è raggiungibile dalla pagina principale cliccando sul simbolo del Copyright.




Il sito è facilmente consultabile e graficamente accattivante. I contenuti sono esposti in modo chiaro e risultano utili per la realizzazione di ricerche sul Sessantotto parigino grazie alla forte presenza di immagini dell’epoca ottimamente descritte e di contenuti significativi. All'interno della sezione «l'exposition» è assente il menu principale, raggiungibile, come detto, cliccando la scritta «esprit(s) de» in alto a sinistra. Questo passaggio può indurre l’utente ad abbandonare la navigazione poiché non immediato. Al di là di questo, il sito si presenta come uno strumento valido ed efficace sia per gli appassionati di storia sia per gli esperti.

giovedì 24 marzo 2016

Raccontare il 1968: una raccolta di interviste per illustrare un anno fatidico della storia recente.

Che cos’è la storia, se non una raccolta di storie che creano un tutt’uno?
Su questa idea si basa il sito web dal titolo: The Whole World Was Watching: an oral history of 1968.
Il sito è strutturato attorno a una raccolta di testimonianze, racconti di esperienze di vita e interviste fatte nella primavera del 1998, dagli studenti della Sophomore Class alla South Kingstown High School, a un gruppo di persone appartenenti al Rhode Island Committee for the Humanities che hanno vissuto in prima persona il 1968.
Il sito è realizzato tramite la collaborazione per un progetto congiunto tra la South Kingstown High School e la Scholarly Technology Group della Brown University, grazie anche alla sponsorizzazione del Rhode Island Committee for the Humanities e del NetTech: the Northeast Regional Technology in Education Consortium.
I ricordi raccontati riguardano la guerra del Vietnam, la lotta per i diritti civili, gli assassinii di Martin Luther King e di Robert Kennedy, ma si riferiscono anche ad esperienze più private e personali, per narrare come è stato vissuto negli Stati Uniti d’America, un anno sconvolgente come il 1968.


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L’home page del sito contiene una breve presentazione del progetto e incolonnati a destra, simile a un indice, sono presenti i link di navigazione con breve descrizione della loro funzionalità, che riportano a quattro sezioni differenti del sito.
La prima sezione intitolata: The Narrators contiene una pagina per ogni persona intervistata, al cui interno c’è un racconto scritto dallo studente intervistatore basato sull’intervista, la trascrizione della testimonianza e la sua registrazione audio.


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La seconda sezione intitolata Issues from the Interviews raggruppa le interviste per tematiche: diritti civili, politica statunitense, la guerra del Vietnam e la questione femminile, in modo da facilitare la consultazione in caso si cerchi un predeterminato argomento.
La terza sezione ha una funzionalità di supporto alla consultazione delle interviste, attraverso materiale di riferimento e di contestualizzazione storica, come saggi sull’argomento, una Timeline del 1968, un glossario con la spiegazione dei termini più importanti e una bibliografia.
L’ultima sezione contiene una breve presentazione delle persone di riferimento e coordinatrici del progetto.
Il sito nasce con una funzione didattica e di divulgazione storica, per questo è strutturato in maniera semplice, intuitiva e didascalica, anche a livello grafico, che si avvale di elementi minimali: fondo neutro, molto testo, pochissime immagini e qualche nota di colore nei titoli e nelle parole linkabili.

Il sito è un progetto completo e funzionale per divulgare e illustrare il 1968, trattando in modo originale e intimo tematiche storicamente complesse, facendo emergere spaccati di vita e versioni personali di un anno controverso e impegnativo, senza tralasciarne il carattere globale, che però non travalica i confini degli Stati Uniti d’America, e funge più che altro da contestualizzazione per il nucleo fondante della documentazione, raccolta all’interno della risorsa web.

lunedì 21 marzo 2016

L’uso della tecnologia per le fonti storiche. Un esempio di archivio digitalizzato sul '68.

Può una tecnologia di uso comune come il Web diventare un “luogo della memoria” per la produzione culturale di alcuni eventi storici? Può il Web assolvere il compito di mettere alla portata di tutti un bene inestinguibile come quello della Memoria storica?
Sembrerebbero queste alcune delle domande che hanno accompagnato gli autori del sito “http://www.centroelsamorante.it/archivio68/“. Esso raccoglie una serie di documenti importanti, per ricostruite le vicende della storia italiana tra il 1960 e il 1970. L'archivio nato nel 1984, infatti, mette a disposizione un'ampio e variegato materiale documentario e bibliografico riguardante la storia dei movimenti sociali e politici degli anni sessanta e settanta.





L’Home page si presenta molto semplice e intuitiva; campeggia la scritta “Il sessantotto”, mentre al centro scorrono alcune delle immagini che hanno caratterizzato quell’anno. Sono presenti, in basso a sinistra, alcuni collegamenti, che hanno lo scopo principale di introdurre nell’“ampia e variegata raccolta di materiale documentario riguardante la storia dei movimenti sociali e politici in Italia dagli anni Sessanta” (https://archive.org/details/archivio68&tab=about).
L'Home page, a sua volta, è arricchita anche da ulteriori link e da un blog (http://archivioilsessantotto.blogspot.it/) che chiariscono l’interessante progetto per la conoscenza di fatti ed eventi che hanno contraddistinto la metà degli anni Sessanta e i primi anni Settanta. Interessante, all’interno del blog, "la rubrica denominata 'larete degli archivi'", che informa di una serie di iniziative a carattere storico.

Oltre al blog, notevole è la pagina definita 'Manifesti', dove si possono visualizzare alcuni manifesti relativi ad una seri di avvenimenti, che abbracciano un arco temporale molto più ampio rispetto agli anni ’60 e ’70, fino agli inizi degli anni novanta.



Le diverse sottopagine restituiscono, da varie prospettive, invece, la complessità di quegli anni, al di là di saggi, inchieste o repertori vari e senza nessuna retorica. In effetti, l’argomento è trattato in maniera originale e al racconto di quel periodo si può accedere attraverso i diversi collegamenti posti in alto a destra (Archivio - il ’68 in foto - Iniziative - Catalogo del ’68 - Links). Sono quest’ultimi a illuminare alcuni tratti caratteristici di un processo e gli effetti dei movimenti di protesta degli anni ’60/’70, degli ideali rivoluzionari, della rabbia giovanile e dell’utopia di cambiare il mondo.




La sezione 'Il’68 in foto', attraverso una serie di immagini, ha lo scopo di narrare alcuni momenti di quell’anno; interessante è la sequenza che, da un punto di vista visivo, rappresenta il manifesto di una generazione la quale, attraverso la contestazione e l’impegno civile, contagiò la politica e il mondo del lavoro.
La sezione 'Iniziative', invece, caratterizzata anch’essa da una serie di immagini dell’epoca, mette a disposizione proposte, alcune anche con link esterni. Nel dettaglio, queste proposte vogliono contribuire a rendere visibile i diversi documenti digitalizzati e contribuire alla conoscenza di una serie di strumenti e le modalità di comunicazione di quel periodo storico.
La sezione relativa al 'Catalogodel ’68', la più interessante, raccoglie delle collezioni complete di riviste e giornali delle principali organizzazioni della sinistra extraparlamentare, come Il Manisfesto, Lotta Continua, Il quotidiano dei lavoratori solo per citarne alcuni, e una raccolta, anche essa notevole, di testate di varie tendenze della sinistra alternativa. Per usufruire del materiale, è possibile collegarsi ad un link eterno, detto 'Catalogo'.
L’ultima sezione, quella denominata 'Links', permette di interagire con una serie di archivi e biblioteche, in cui è possibile trovare molti dei materiali sul ’68.
Il portale, insomma, intende promuovere la rilettura di alcuni documenti della storia del ’68 a livello locale e nazionale.

L'idea della digitalizzazione fa da filo conduttore a tutto il progetto, col chiaro obiettivo di salvaguardare e rendere disponibile materiale, a volte, di non facile consultazione. In effetti, il sito ha la peculiarità di permettere una fruizione immediata del materiale sugli anni che hanno contraddistinto il Sessantotto, per soddisfare domande e aspettative sia dal punto di vista scientifico che divulgativo.
É indubbio che, attraverso nuove forme di comunicazione e mediazione, integrate e condivise tra di loro, l’efficacia del messaggio culturale in genere e del racconto dei diversi eventi della storia, ha bisogno della dinamicità del web, capace di guadagnare l’attenzione degli utenti e degli studiosi. In ultimo, la possibilità di integrarsi con fonti esterne (cfr. sezione Links) definisce un modello di digitalizzazione in cui si vuole promuovere e valorizzare un patrimonio storico senza rinunciare al rigore scientifico.






martedì 8 marzo 2016

L'ISOLA DELLE ROSE


“Isola delle rose” fu il nome dato ad una struttura realizzata nel 1968 dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa. Si trattava di una piattaforma artificiale costruita nel mare Adriatico a 11, 612 km al largo delle coste della provincia di Forlì. Si proponeva di essere una nazione indipendente, la realizzazione di un sogno utopico, un luogo fisico in cui vivere e mettere in pratica i nuovi ideali; tutto questo sarebbe stato possibile con una lingua ufficiale (l’esperanto), una moneta e un’emissione postale; ma nonostante ciò non fu mai riconosciuto da nessun paese come stato autonomo.
La sua creazione risale al 1 maggio 1968, quando venne autoproclamato stato indipendente. Ma le sue pretese di sovranità, e diritti internazionali acquisiti dai proprietari della piattaforma erano infondati, in quanto i cittadini italiani, anche fuori dall'Italia, devono comunque sottostare alle leggi dello stato. La creazione dell’isola venne vista forse come uno stratagemma per recuperare i proventi turistici senza il pagamento delle tasse, data la sua presenza fuori dallo stato italiano ma allo stesso tempo la sua facile raggiungibilità.
Così nel giugno del 1968 venne sottoposta a blocco navale e occupata dalla polizia per poi essere demolita nel febbraio del 1969.

Il sito web https://isoladellerose.wordpress.com/ è un blog, che raccoglie articoli e notizie inerenti a tutto ciò che riguarda l’isola, da pubblicazioni (come ad esempio libri), a recensioni di interviste, video, dvd, analisi di fotografie di ieri e di oggi (come i ritrovamenti subacquei dei resti della piattaforma).



Il menu ha solo due voci, quella della Home in cui sono racchiusi tutti gli articoli e quella del Riepilogo dove si trovano tutti i post pubblicati, che vanno dal maggio 2008 al settembre 2009; qui inoltre si trova anche il link al blog dell’Isola di Eden http://www.isoladieden.com/ progetto attuale che, come è stato per l’Isola delle rose, cerca di ricreare un’isola artificiale con un governo autonomo.

Alcuni articoli del blog sono esigui, e, dal punto di vista del contenuto e del linguaggio, carenti. Riporto di seguito un articolo che recensisce il DVD sulla storia dell’Isola delle rose, articolo sicuramente poco utile ai fine della visione del documentario, in quanto descrive solo la custodia contenente il DVD, ed anche di difficile lettura; questa infatti risulta faticosa e poco chiara, anche perché l’autore si avvale di abbreviazioni, come ad esempio “ke” al posto di “che”; “x” al posto di “per”.



Il blog non è aggiornato dal 2012. Sarebbe comunque molto interessante riprenderlo e approfondirlo - migliorarlo inoltre per quanto riguarda l’aspetto grafico - con contenuti documentari e storici relativi all’episodio riguardante l’Isola delle rose, un piccolo evento ma che fa capire qualcosa in più di quegli anni di contestazioni.