lunedì 31 dicembre 2012


Due milioni di documenti a portata di mano? 
È possibile con Gallica.


Il 30 ottobre la Bibliothéque national de France (BnF)  ha lanciato nel mondo delle app Gallica, costola dell’omonima biblioteca digitale fiore all’occhiello dell’istituzione francese, per dare libero accesso a circa due milioni di documenti digitalizzati provenienti dai suoi fondi.

Fedele alla vocazione enciclopedica della BnF, l’applicazione permette di consultare un corpo di materiali ricco ed eterogeneo: più di 240.000 libri, 880.000 fascicoli di giornali e riviste, 470.000 immagini così come carte, manoscritti, spartiti musicali, stampe, cartelloni pubblicitari a cui si aggiungono ogni settimana migliaia di nuovi documenti.
L’iniziativa segue quella della British Library che nel 2011 lanciò un’applicazione a pagamento che permetteva di esplorare un’accurata selezione dei suoi tesori, ma punta sulla presentazione di una più grande varietà di opere. Questo a scapito però della qualità dei documenti, non essendo purtroppo le immagini caricate in alta definizione.
Quello che l’applicazione perde in risoluzione lo compensa nella reattività e nella fluidità della ricerca. Gallica, infatti, permette di cercare o curiosare in tutto il materiale digitalizzato messo a disposizione della BnF e vedere ogni documento nella sua completezza. L’utente può creare una lista di favoriti, aprire diversi campi bibliografici, scaricare interi documenti o singole pagine e condividere tutto su Facebook, Twitter o su altri social media.
Il tutto è possibile anche grazie alla semplicità della sua presentazione grafica. L’utente si trova di fronte ad una home page semplice e accattivante costruita sull’accostamento per immagini delle varie categorie in cui è suddivisa la ricerca; l’interfaccia è intuitiva, curata e di facile comprensione e la scelta del materiale da consultare è soggetta a diversi campi (autore, data di edizione, soggetto, lingua, tipo di documento) che permettono di affinare l’indagine e isolare il documento.

Con Gallica basta un click per accedere a un universo di materiali da scoprire. Tuttavia la vastità del materiale presente rende l’applicazione macchinosa e poco funzionale all’internauta che si avventura tra le carte digitali senza uno scopo preciso: quale documento consultare se non si sa cosa cercare? Cosa si può scoprire quando non si sa già cosa si può trovare? A questo punto il consiglio può essere uno solo: armarsi di pazienza e tentare di sfruttare al massimo i campi di selezione della ricerca. Una volta trovato il documento è bene sapere che i testi non possono essere manipolati, non sono presenti, infatti, spazi per le annotazioni e l’utente non ha accesso al testo, anche quando esiste, ma solo alla sua immagine. Inoltre l’assenza totale di tecniche editoriali come la presenza di esposizioni virtuali, il risalto dei documenti eccezionali, le ricorrenze editoriali legate al calendario, le suggestioni o le novità evidenziano i limiti che ancora Gallica presenta.

Nonostante tutto però è un’app convincente. Si inserisce in quelle applicazioni che si aprono regolarmente per dar loro un’occhiata e resta, per gli studenti e i ricercatori, una vera e propria miniera d’informazioni preziose.
In sostanza un’applicazione di lettura da provare, una bella sorpresa per un’app istituzionale che mostra i progressi e gli sforzi realizzati dalla BnF per mettere a disposizione di tutti un patrimonio che altrimenti rischierebbe di essere confinato in uno spazio accessibile a pochi.









*Gallica è gratuita ed è possibile scaricarla su iPad, tablet e smartphone Android accedendo rispettivamente all’AppStore e a Google Play. La  versione per iPhone è prevista per l’inizio del 2013.


sabato 29 dicembre 2012

“Navigare” la Certosa di Bologna: un cimitero nell'era digitale



Per gli amanti dei cimiteri, un'interessante risorsa è il sito del Cimitero monumentale della Certosa di Bologna. Nel settore inerente la conservazione dei beni architettonici, questo strumento digitale ha un ruolo chiave nella divulgazione dell'immenso patrimonio che si è accumulato nel corso dei secoli nell'area della Certosa, partendo dalla necropoli etrusca fino ad oggi. L'obiettivo del portale1 è quello di rendere disponibili al pubblico informazioni storiche e materiali multimediali relativi al cimitero bolognese fondato nel 1801, in uno spazio interattivo che permetta di reperire facimente materiale di interesse in modo semplice e intuitivo.Il sito presenta una grafica minimale e raffinata: si apre con una home page semplice ed essenziale dove uno dei cosiddetti “piagnoni” (i bolognesi chiamano piagnoni le due grandi terrecotte poste sopra i pilastri dell'entrata ottocentesca del cimitero) è stato rielaborato graficamente come logo e in maniera simbolica accoglie e accompagna il visitatore. Diversamente dai più famosi siti dei cimiteri monumentali italiani e stranieri (Staglieno di Genova, Monumentale di Milano, Père Lachaise di Parigi, Highgate di Londra) quello della Certosa non ostenta le immagini più celebri del patrimonio che accoglie, ma traspare l'intento della messa a disposizione dei contenuti in maniera libera, lasciando all'utente la scoperta dei luoghi tramite un menu posto sulla sinistra. Le diverse opzioni che vi compaiono sono costantemente in movimento -un dettaglio che sembra ostacolarne un'immediata e corretta lettura- e consentono l'accesso ad una breve storia del complesso monumentale corredata da un'ampia bibliografia arricchita da numerose foto. È possibile accedere a documenti-film e immagini assunti da biblioteche e archivi, elaborati e resi disponibili alla lettura. Ma l'aspetto più attraente del sito sono le visite virtuali: ricostruzioni meticolose di spazi architettonici che consentono di scoprire un catalogo unico al mondo di tombe monumentali neoclassiche con un semplice click. Il percorso 3D propone quattro itinerari, e una mappa a volo d'uccello, sulla quale muovendo il cursore vengono attivate piccole foto informative di ogni zona.
 

Una criticità si incontra quando cliccando sulle schede della mappa si apre a tutta pagina una finestra esplicativa all'interno della quale compaiono altri menù di approfondimento non propriamente legati al monumento o alla zona d'interesse dell'utente. In questo modo procedendo nella navigazione è facile perdersi e non trovare più il punto da cui si era partiti, anche per la totale mancanza di un pulsante che rimandi alla home page. Per cui l'unico modo per tornare sui propri passi è chiudere la pagina a cui si era approdati e riaprire la visita virtuale (viene da chiedersi se tale dimensione labirintica non sia un effetto voluto dai creatori del sito per simulare i tortuosi percorsi del luogo reale). Le schede di approfondimento sono curate nei minimi dettagli, in maniera chiara e mai banale: si va dall'analisi linguistica delle epigrafi a quella dei simboli presenti nelle varie sepolture, da approfondimenti sugli artisti che hanno lavorato in Certosa a narrazioni delle vicende delle famiglie ivi sepolte, centinaia di biografie, migliaia di immagini, un dizionario dei simboli e una biblioteca con documenti e libri originali. Vi è inoltre un elenco completo di tutte le sepolture monumentali. Insomma si può parlare, a ragione, di lavoro “certosino”. I modelli 3D, attivabili scaricando il podcastexibits 3D”, sono solo quattro, ma molto suggestivi. Permettono di “entrare” all'interno dei luoghi simbolo del cimitero, “camminarvi” e vederli in panoramica “sorvolandoli” come se si avessero un paio di ali.
 
 È possibile osservare da vicino particolari altrimenti inavvicinabili, il tutto all'interno di una realtà virtuale tridimensionale dove nei punti di maggior interesse è possibile aprire schede informative. C'è inoltre la possibilità di effettuare visite guidate con voci preregistrate che accompagnano l'utente nella visita alla scoperta di chiostri, lapidi e monumenti. Dunque se amate i cimiteri ma siete troppo impressionabili per visitarli questo sito fa per voi: renderà possibile una passeggiata all'interno di un dei complessi cimiteriali più importanti d'Italia rimanendo comodamente seduti tra le rassicuranti mura domestiche.
 
1 Progettato e realizzato a cura di Progetto Nuove Istituzioni per Comunicare la Città del Comune di Bologna con la collaborazione dei Musei Civici di Arte Antica per la ricerca storico-artistica e dell'ufficio Edilizia Cimiteriale per la ricerca iconografica; realizzazione: Eventi Progetti Speciali

lunedì 17 dicembre 2012

La guida del futuro: Nintendo 3DS al Louvre


L'11 Aprile 2012 la Nintendo 3DS, ultima console tascabile dell'omonima azienda, fa ufficialmente il suo ingresso come nuova guida interattiva, nel museo più visitato al mondo: il Louvre. In molti hanno ironizzato sull'utilizzo di questa apparecchiatura, dai più considerata superficialmente solo un videogioco, in un tempio sacro dell'arte. Se poi l'autore del software è Shigeru Miyamoto, creatore del videogame SuperMario, il rischio di considerare poco serio un lavoro durato due anni è enorme. La consolle si presenta maneggevole e di facile utilizzo:  si attacca al collo, è dotata di cuffie, di uno schermo tattile inferiore con menù e mappe, e di uno schermo superiore che permette la visione di immagini, animazioni in 3D e testi. Cinquemila gli esemplari a disposizione dei visitatori. Il costo del noleggio è di 5 euro contro i 6 euro necessari per le vecchie audioguide. 
Shigeru Miyamoto
Durante la visita, si è accompagnati da una voce-guida presente in sette lingue. La grande novità è la geolocalizzazione, che permette al visitatore di orientarsi  nei sessantamila metri quadri di esposizione, suddivisi in quattro piani. Lo stesso Miyamoto ha raccontato di come durante la sua prima visita al Louvre si fosse perso tra le varie sale. Da qui l'esigenza di creare una guida che andasse oltre la semplice spiegazione delle opere. Attraverso un sistema di localizzazione, è possibile sapere sempre la propria esatta posizione all'interno del museo. Inoltre, sono stati realizzati due tour di 45 minuti ciascuno: il tour dei capolavori, che permette di visionare le opere più celebri del Louvre ed un tour sull'antico Egitto. La nuova guida è in grado di indicare anche l'esatta distanza e la migliore angolazione per ammirare l'opera. Per i non vedenti sono presenti dei tour speciali (in francese) ed una galleria tattile.
Una guida intelligente quindi, ma il Louvre non è il primo museo al mondo ad usufruire di queste moderne tecnologie. Al National Museum of Emerging Science and Innovation di Tokyo, esiste un sistema di video proiettori in grado di creare l'ombra digitale del visitatore capace di interagire con le opere. Al Museo dell'olocausto di Los Angeles, un iPod fa da guida all'interno della struttura. Si potrebbero fare molti esempi, eppure la nuova console del Louvre, nonostante l'indubbia utilità, presenta delle criticità. Il fascino delle immagini in 3D e le numerose funzioni a disposizione, rischiano, di non far ammirare l'opera dal vivo. Avere gli occhi fissi sullo schermo potrebbe distogliere l'attenzione dal luogo in cui ci si trova, con il rischio di urtare colonne o altri visitatori. Sui giornali si tende a considerare il prodotto più un giocattolo che un vero e proprio strumento con cui poter fare cultura. In realtà si tratta di un importante innovazione in grado di avvicinare anche un pubblico più giovane al mondo dell'arte. Il suo utilizzo intuitivo e il design accattivante sono sicuramente un incentivo a farne un utilizzo non solo ludico. Permane il rischio di restare affascinati maggiormente dalla tecnologia che non dall'opera d'arte.


lunedì 10 dicembre 2012

Memoriale Garibaldi: a Caprera un'area multimediale interamente dedicata all'Eroe dei due Mondi





Il 3 luglio scorso è stato inaugurato a Caprera il Memoriale Giuseppe Garibaldi. Il primo, unico nel suo genere, dedicato interamente ad una singola figura storica. Realizzato nel Forte Arbuticci, di fondazione ottocentesca, che era fino alla seconda guerra mondiale una struttura di difesa per la flotta italiana.

Il Memoriale è uno spazio espositivo che consta di quattro edifici e tredici sale, che raccontano tutti i mondi di Garibaldi: il Sudamerica delle lotte per la libertà, l'Africa e la Cina dei viaggi commerciali, gli Stati Uniti dell'esilio e dell'attesa. E poi l'Europa, l'intera Europa. Prima tra tutte le nazioni, naturalmente, l'Italia: dal tempo delle rivoluzioni e delle battaglie, fino a Caprera, luogo dell'esilio ma anche polo di sperimentazione esistenziale e sociale, un centro di pensiero, azione ed attività politica. Un racconto ricco e affascinante che non poteva essere che multimediale. A vere e proprie cronache illustrate su pannelli, come pagine di un libro, o a mappe aggiornate e frutto degli studi più recenti, si incrociano apparati multimediali, suoni, voci, video, postazioni interattive  e  tavoli multi-touch per spiegare una delle vite più intense, libere e avventurose della nostra storia.
L'intero percorso si snoda, come abbiamo detto, su quattro distinti edifici.

Il primo è dedicato a Garibaldi eroe dei due mondi: la sala ospita pannelli grafici e installazioni multimediali interattive. Una sorta di timeline, che si può manovrare manualmente, permette di spostarsi nella data desiderata, e fruire del contenuto che in questo caso è costituito da una grafica animata nella parete verticale, a cui corrisponde la geo-localizzazione in un grande planisfero luminoso posto orizzontalmente.





Passando al secondo edificio troviamo tre sale che illustrano tre momenti fondamentali della vita garibaldina:
l'apprendistato mediterraneo (la nascita a Nizza, i suoi primi viaggi,  gli incontri con gli esponenti dell'inquieto mondo politico del tempo che risultano determinanti per la sua formazione intellettuale e civile);
il nuovo mondo (in America Garibaldi conosce un nuovo mondo che sta costruendo il distacco definitivo dalla sua storia coloniale. Un vero e proprio ingresso nella modernità per Garibaldi che in questo periodo incontra e conosce Anita)
le rivoluzioni del 1848/49 e la Repubblica Romana (un racconto emozionante, tramite audio e immagini, in cui ritroviamo i luoghi e i contenuti politici e morali di un'esperienza cardine della nostra storia nazionale). 
Il terzo edificio consta anch'esso di tre diverse sale che scandiscono altrettanti momenti fondamentali della vita di Garibaldi. Vengono ripercorse dapprima le vie del suo esilio, di seguito sono narrate le gesta della seconda Guerra d'Indipendenza e infine un'intera superficie è dedicata alla spedizione dei Mille.
L'ultimo edificio è dedicato al mito di Garibaldi, costruito intorno alla sua figura quando ancora era in vita. Un'icona collettiva, oggi conosciuta da tutti col famosissimo appellativo “Eroe dei due Mondi”. Figurine, riviste, fumetti, cimeli. Tutto è raccolto nelle teche che conducono ad un'ultima postazione multimediale, pensata per i bambini, attraverso la quale possono interagire in modo virtuale ed avere informazioni e curiosità sulla vita privata di Garibaldi.
La realizzazione del Memoriale si inserisce all'interno delle iniziative dedicate al 150° anniversario dell'Unità d'Italia. L'Isola di Caprera diventa quindi un importante luogo della Memoria storica;  questo territorio del nord Sardegna, già battuto da migliaia di visitatori che ogni raggiungono il vecchio museo della fazenda garibaldina, diventa un vero e proprio eco-museo e il modernissimo memoriale si aggiunge al già esistente museo tradizionale allestito nella residenza di Garibaldi. 

sabato 1 dicembre 2012

“… Partiti un giorno come soldati e non ancora tornati …”


Roberto Zamboni nel suo studio

Così cantava De Gregori nel suo Generale. Una frase che torna alla mente pensando allo scrupoloso lavoro di ricerca  portato avanti da un insospettabile artigiano veronese, Roberto Zamboni, un non addetto ai lavori che non può fregiarsi di nessun titolo accademico. Non uno storico patentato, dunque, ma un patito  della storia. La  cosa a cui tiene soprattutto è quella di mettere la parola fine al termine  di ogni personalissima vicenda umana che si cela dietro la parola disperso. Con tenacia e testardaggine è riuscito nel suo intento,  dare una risposta alle famiglie di quanti non avevano più visto ritornare a casa i propri figli, mariti, padri, allontanatisi come soldati durante l’ultima guerra mondiale e di cui non avevano più avuto notizia.
L’epilogo del secondo conflitto mondiale fu una delle pagine più amare per la storia del nostro paese. Già allo sbando per un conflitto bellico fallimentare e lacerante, l’Italia, all’annuncio dell’armistizio, si trovò completamente impreparata nell'affrontare le conseguenze. Nella stessa notte dell’8 settembre 1943, le forze tedesche emanarono direttive per effettuare  il disarmo dei nostri militari. Chi scelse di continuare a combattere al fianco dei tedeschi non veniva disarmato, in quanto considerato collaborazionista; chi non lo faceva, e furono circa in 800.000, finiva nei campi di internamento in Germania come prigioniero di guerra; ed infine chi si opponeva, aderendo magari alle forze partigiane, veniva fucilato, se si trattava di ufficiali, se si trattava di un civile si era “impiegati” nei campi di lavoro sparsi nell’Europa occupata. In tanti – truppe, singoli soldati e tanti civili – non chinando la testa, trovarono una morte efferata. L’opposizione al nazifascismo costò la deportazione a tanti civili e militari italiani che furono letteralmente sradicati dalle loro case, dalle loro famiglie. Molti di loro trovarono la morte, a seguito di malattie non curate o contratte in quei campi, chi per le sofferenze atroci, patite per il semplice  fatto di essere partigiani, ebrei o soldati che agognavano il sogno di un’Italia diversa, un’Italia libera.
Il lavoro di ricerca di Zamboni comincia nel 1995 quando, spinto dal desiderio di rintracciare la sepoltura di un suo zio, le cui spoglie andarono disperse dopo la guerra, comincia a raccogliere dati  e notizie su tanti altri italiani che dovettero subire la stessa sorte. Con lo scopo di condividere le informazioni in suo possesso, nel 2008 mette in rete il suo blog, dal titolo Dimenticati di Stato visionabile all’indirizzo www.robertozamboni.com dove comincia a stilare gli elenchi dei caduti dispersi regione per regione, provincia per provincia, comune per comune per agevolare l’opera di individuazione del congiunto e per stimolare i vari ricercatori locali che volessero ampliare o correggere  le notizie fin lì raccolte. Sono circa diecimila le persone alle quali si è riusciti a risalire al luogo di sepoltura. Questo lavoro di ricerca nei cimiteri stranieri fu avviato in verità, a partire dal 1957, dal nostro Onorcaduti (Commissariato Generale Caduti in Guerra) che ne riesumò i resti per trasferirli nei cimiteri militari sorti ad Amburgo, Berlino, Francoforte sul Meno, Monaco di Baviera (Germania), Mauthausen (Austria) e Bielany-Varsavia (Polonia). In quei sacrari furono inumate le spoglie mortali di circa  16.000 connazionali ma la quasi totalità dei parenti di questi sventurati italiani non furono mai informati del lavoro svolto da Onorcaduti, restando in perenne attesa di chi non sarebbe mai più tornato a casa. Da catalogatore  consumato il nostro Zamboni appunta, raccoglie, riporta; si arriverà ad una serie  di elenchi ordinati e minuziosi  di tanti, tanti caduti italiani di cui abbiamo modo di conoscere il volto. 
Cimitero militare di Amburgo
Il sito non ha ambizioni avveniristiche né tantomeno estetiche, ma un fine di servizio; non troverete dunque animazioni, funzioni di geolocalizzazione, ricostruzioni in 3D, o leziosità grafiche, ma i dati dei dispersi, gli elenchi dei nostri connazionali inumati nei cimiteri di Polonia, Austria e Germania, le procedure da seguire per ottenere il rimpatrio delle spoglie del congiunto, legge per cui lo stesso Zamboni si è battuto personalmente. Il tutto esposto con encomiabile sensibilità; la scelta grafica  è essenziale, lungi dall’apparire lugubre o patetico il sito ha un aspetto quasi confortante, fondo bianco neutro su cui campeggia in testa la fotografia di un cimitero militare italiano, immagine che riassume in sé l’idea stessa del blog, infondere un senso di ordine, pace, serenità. 
L’unico appunto che gli si può rivolgere è, che mosso dall’intento di spiegare quante più cose possibile, Zamboni ha reso l’homepage un “ginepraio” sequenziale di informazioni; gli elenchi vanno un po’ a perdersi in questo mare magnum di notizie; la voce che permette di ricercare il singolo caduto avrebbe bisogno, probabilmente, di maggiore rilievo.
Combattere l’oblio è il minimo che si deve a questi nostri compatrioti che per sventura o per scelta non si arresero a quanto consideravano sbagliato. Per tanti, questo è rimasto un capitolo aperto per troppo tempo; a queste famiglie è stata data finalmente la possibilità di riconciliarsi con la storia.