L’idea della digitalizzazione e successiva messa in rete del fondo
Bassi Veratti è nata nel 2010 grazie ad un’idea vincente di John W. Haeger,
sinologo, ex presidente del Research Library Group
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Immagine di Laura Bassi |
e collaboratore di Stanford University Libraries, istituzione che vanta una collaborazione pluriennale con la Biblioteca Comunale
dell’Archiginnasio e con l’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali
della Regione Emilia Romagna. Nel corso di un viaggio a Bologna ed una visita
all’Archiginnasio, Haeger mise in relazione, in un’ambiziosa visione di
insieme, gli studi su Laura Bassi e le scienziate europee condotti da Paula
Findlen, docente dell’Università di Stanford, con i progetti più recenti di
digitalizzazione di documenti realizzati dalla stessa Università ed il fondo
speciale Bassi – Veratti conservato in
Archiginnasio.
L’idea di proporre agli
studiosi uno strumento accessibile da ogni parte del mondo e di facile
consultazione fu accolta con grande entusiasmo e creò un’efficace sinergia tra
l’Archiginnasio, detentore dell’archivio, che mise a disposizione l’inventario
e le numerose competenze dei propri studiosi in materia di contenuti storici e
organizzazione degli archivi, tra i bibliotecari di Stanford e gli esperti in
digitalizzazione che hanno trasformato l’inventario in uno strumento di ricerca
digitale corredato di una interfaccia bilingue, e l’IBC Soprintendenza per i
beni librari della Regione Emilia Romagna, che ha supportato la ricerca
mettendo a disposizione l’esperienza maturata nella collaborazione a diversi
progetti internazionali.
Come spesso accade nei
progetti pilota la collaborazione è stata limitata a questi soggetti non per
creare un’ esclusiva ma per testare l’efficacia scientifica di uno strumento
per la ricerca attraverso documenti depositati non in una sola sede ma presso
sedi diverse, che permettesse il fiorire di studi dedicati a Laura Bassi nello
specifico ma allargati alle donne scienziate in genere, nell’ambito della
tradizione dell’Università di Stanford negli studi di storia della scienza.
Ne è risultato il sito web dedicato pensato e sviluppato utilizzando le tecnologie open source, applicate dagli
ingegneri di Stanford a tutte la soluzioni di ricerca e di accesso.
La digitalizzazione dei documenti dell’archivio è stata una vera e
propria sfida, anche se, come dato di partenza, poteva avvalersi del minuzioso
lavoro di inventariazione già compiuto dagli archivisti dell’Archiginnasio;
alla fine il risultato è stato una piattaforma web per la ricerca dei documenti
archivistici e delle informazioni correlate. La navigazione nel sito permette
di effettuare ricerche a più livelli, dalla consultazione di una mappa
interattiva che riporta i documenti associati ai diversi luoghi, alla ricerca
più complessa che permette a specialisti e studiosi di diversa formazione di
incrociare i dati per ricavare prospettive di studio e di ricerca sempre
diverse; il portale, inoltre, offre la possibilità di non perdersi nel mare magnum dei documenti che
costitutiscono il fondo ma di orientarsi attraverso una serie di link mirati,
ciascuno relativo ad una precisa tipologia di documenti.
A questo punto ci si potrebbe
interrogare sulle ragioni di tanto interesse per Laura Bassi e su che cosa
rappresenti questa figura di scienziata nel panorama storico non solo della
Bologna settecentesca ma dell’Europa del XVIII secolo.
Laura Bassi é personaggio di grande interesse non solo perché si configura come fulcro di una rete informale di
studiosi che hanno legami ed interessi
comuni e con Bologna, persone le cui competenze diversificate contribuiscono ad
allargare lo sguardo sulla conoscenza della storia della scienza europea ma
anche per quello che racconta a studiose e studiosi nell’ambito della storia di
genere, per almeno tre motivi fondamentali.
Il primo: nata nel 1711,
mentre in Europa soffiavano tempestosi i venti della guerra di successione
spagnola, Laura Maria Caterina Bassi fu sostenuta da una famiglia benestante
quanto lungimirante che non le impedì l’istruzione, fu la prima donna a laurearsi
nell’Università di Bologna nel 1732 e la prima docente di Fisica in Europa.
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L'Archiginnasio bolognese |
Il secondo: nel 1738 venne
celebrato il matrimonio di Laura con Giuseppe Veratti, medico ed esperto di
fisica, suo collega in Accademia e nell’Università. Fin qui nulla di strano ma
non dobbiamo dimenticare che durante l’età moderna e non solo il matrimonio
segnava una cesura forte nella vita di una donna, era l’evento che
rappresentava il raggiungimento del fine naturale
dell’esistenza femminile che, da quel momento in poi, per quanto potesse essere
stata ricca e appagante in precedenza, cedeva il passo alla domesticità, alla
maternità, ad una dimensione del tutto privata nella quale non c’era più spazio
per talenti o aspirazioni.
Per Laura le cose andarono
diversamente: il marito non la ostacolò nella professione e nemmeno la nascita
di otto figli la privò della possibilità di continuare a ricoprire un ruolo
pubblico.
Terzo motivo: non solo
Laura proseguì nella carriera scientifica, nonostante fosse moglie e madre, ma poté
contare sulla collaborazione costante del marito che le fu assistente e che
solo dopo la morte della moglie, nel 1778, le subentrò nell’insegnamento della
fisica sperimentale all’Istituto delle Scienze.
Queste osservazioni ci
restituiscono in Laura Bassi una figura di donna davvero interessante, un
personaggio moderno, stimolante per la ricerca, ricco di sfaccettature che
suggeriscono approcci di studio e suggestioni differenti e complementari.
Chissà se a Laura Bassi sarebbe
piaciuta l’idea di un sito web dedicato alla raccolta delle carte della sua
famiglia. Molto probabilmente sì perché si tratta di uno strumento che, nella
contemporaneità, rinnova e amplia lo spirito e semplifica la pratica della
circolazione di informazioni, cuore pulsante della comunità scientifica del
XVIII secolo di cui Laura Bassi fu una luminosa protagonista.
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