lunedì 25 giugno 2018


 O Doutor da bola
Sòcrates e a la democrazia Corinthiana


Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira conosciuto come Sòcrates è stato un medico, un calciatore, un marxista, ma soprattutto un uomo dal libero pensiero; chiamato così dal padre appassionato dei classici greci, dopo aver letto La Repubblica di Platone, Sòcrates, nato nel 1954, cresce in un Brasile stretto nella morsa di un brutale dittatura militare, salita al potere con un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti nel 1964. Come altre dittature sudamericane il regime impose una stretta fortissima alle libertà civili e individuali, inaugurando la triste stagione dei desaparecidos in anticipo sui regimi cileno e argentino degli anni ’70.
Il padre riesce a trasmettergli l’idea della cultura come arma da usare contro la subalternità. Chi sa può difendersi, il potere può levarti i diritti e la libertà ma non la coscienza critica, con questo insegnamento scolpito nella coscienza intraprende gli studi di medicina e si avvicina al marxismo, definendosi “uomo di sinistra e anticapitalista”. Le notti passate a bere, fumare e studiare non gli impediscono di continuare a giocare a calcio, la sua grande passione. Per due anni milita nel Botafogo, nel 1976 dopo la laurea in medicina si trasferisce al Corinthians.
Il Corinthians è la squadra popolare di San Paolo, un club polisportivo fondato dagli operai del quartiere San Francisco nel 1910, con l’idea che chiunque potesse esprimere le proprie abilità nello sport; agli inizi del ‘900 il calcio in Brasile era uno sport elitario, praticato principalmente dai discendenti degli immigrati britannici o da chi lavorava per le compagnie di sua maestà. Il “Tìmao”, questo il soprannome della squadra, diventa in breve tempo la squadra del popolo, degli operai, degli ultimi.
I primi anni del dottore a San Paolo non sono dei migliori, la piazza è molto calda, ma la squadra non vince da molti anni e si aspettano dei risultati sul campo. Sòcrates non accetta l’autoritarismo dell’allenatore, che impone ritiri, doppie sedute di allenamento e in campo ingabbia la sua creatività, pensa che quel modo di gestire la squadra sia il riflesso delle politiche autoritarie del governo applicate alla vita degli atleti. Il fantasista non riesce più a giocare “per puro piacere” come sostenne in una conferenza stampa da lui convocata a metà stagione. Nel 1980 vince il primo campionato con la squadra paulista, ma si sente infelice e frustrato, sente un fuoco riardere dentro di sé, comincia a pensare che quella rabbia possa trasformarsi per diventare qualcosa di nuovo e rivoluzionario. Inizia a giocare con un furore diverso e dopo ogni gol esulta col pugno chiuso come John Carlos e Tommie Smith alle olimpiadi del 1968. 

Sòcrates esulta a pugno chiuso dopo un gol
I risultati latitano ma il suo carisma e la sua leadership non temono confronti, nel 1982 prende forma quello che non si era mai visto: con il benestare del presidente Pires e con l’appoggio del nuovo allenatore e dei compagni Wlàdimir e Casagrande, Sòcrates fonda la democrazia corinthiana, la trasformazione di una squadra di calcio in una democrazia diretta socialista. Tutte le decisioni si prendono a maggioranza dopo aver interpellato tutti i membri della società, dall’orario degli allenamenti alla cancellazione dei ritiri, alle tattiche da utilizzare sul campo di gioco.

  Il primo anno la squadra migliora senza però riuscire a battere il Flamengo di Zico, ma la linea è stata ormai tracciata. La stagione successiva, dopo la delusione per l’eliminazione al mondiale 1982 per mano dell’Italia di Bearzot, la democrazia corinthiana vince il titolo! Si ripeterà l’anno successivo nonostante l’arrivo di un allenatore dai metodi rudi e autoritari.

Sensibilizzazione elettorale sulle magliette del Tìmao

La vittoria più grande però non sono i titoli, la democrazia corinthiana è il centro nevralgico dei movimenti di protesta, delle lotte sindacali, degli scioperi, protagonista della cultura progressista insieme agli intellettuali e agli artisti dell’epoca. Negli anni dell’autogestione spesso comparivano sulle magliette del Tìmao scritte come “democrazia” o “Dia 15 vota”, nel 1983 prima di una partita la squadra entra in campo con lo striscione “Vincere o perdere, ma sempre con democrazia”

 Nel 1984 la dittatura militare dopo grandi manifestazioni fu costretta a concedere elezioni democratiche, nel 1989 dopo 25 anni si tennero le prime elezioni libere nel paese. Sòcrates e la Democrazia Corinthiana contribuirono direttamente con il loro esempio e con la loro lotta alla fine della dittatura.

Anni dopo Sòcrates affermò che gli sarebbe piaciuto morire di domenica con il Corinthians campione, il 4 dicembre 2011 è morto, a soli 57 anni a causa dell’abuso di alcool. Lo stesso giorno il Corinthians si è laureato campione, tutti i giocatori hanno festeggiato alzando al cielo il pugno chiuso.
Oltre alla classe, ai colpi di tacco e il suo incredibile talento, Sòcrates ci ha lasciato l’esempio e la consapevolezza che la lotta per la democrazia e le giustizia sociale deve partire da ognuno di noi e che il calcio può trascendere da semplice gioco per divenire strumento di coscienza, lotta, rivoluzione. Si può vincere o perdere, ma solo con democrazia.


striscione per la democrazia prima di una partita del Corinthians
Fonti:

Solange Cavalcante, Compagni di stadio : Socrates e la Democrazia Corinthiana, Roma, Fandango libri, 2014

Lorenzo Iervolino, Un giorno triste così felice : Socrates, viaggio nella vita di un rivoluzionario, Roma, 66thand2nd, 2014

 http://www.ultimouomo.com/buon-compleanno-dottor-socrates/

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