sabato 23 giugno 2018

Il (falso) mito della caccia alle streghe nel Medioevo






In L'immaginario medievale (Roma 2008), Jacques Le Goff parla dei due volti della realtà storica: uno è concreto e rigoroso, composto da fatti, dati e aspetti materiali; l'altro, mutevole e suggestivo, è invece popolato da idee, immagini, sogni. E quale epoca risulta, istintivamente, più evocativa del Medioevo? Dieci secoli di storia (o più, o meno, a seconda della scuola di pensiero) in cui si dipanano le vicende di papi, re, imperatori, monaci, cavalieri, poeti, filosofi, crociati, teologi, inquisitori e... streghe, a dar retta al luogo comune.
Nell'immaginario collettivo, al Medioevo – con i suoi corollari di oscurantismo, teocrazia e repressione – spetta la paternità del fenomeno della caccia alle streghe: un atteggiamento persecutorio protrattosi fino all'età contemporanea (sull'isola di Guernsey, l'ultimo processo per stregoneria si ebbe nel 1914!) e divenuto, in alcuni momenti, vera e propria isteria collettiva. Senza dubbio, la caccia alle streghe ha condotto alla morte un numero tuttora imprecisato di vittime, molte delle quali donne, colpevoli unicamente di condurre un'esistenza poco convenzionale (ma non mancarono le denunce motivate dall'odio privato e dall'opportunità politica).
Gli effetti negativi della persecuzione sono innegabili. Tuttavia, tenendo a mente le parole di Le Goff, bisogna fare attenzione a non confondere realtà fattuale e suggestione. Nel caso della storiografia, questa tendenza si concretizza nell'attribuire al passato caratteristiche che non gli appartengono. È ora di sfatare definitivamente il mito: non è al Medioevo che vanno imputati gli orrori della caccia alle streghe.
L'espressione fa riferimento a un fenomeno di cui si trovano soltanto pochi, sporadici esempi sul finire dell'età medievale (XIV-XV secolo). Questi primi casi non sono sufficienti per poter parlare di una presenza capillare della stregoneria nel Medioevo europeo, e ancora meno di una sua sistematica persecuzione. Ciò avvenne soltanto in seguito, nei secoli XVI-XVII, specialmente dopo la pubblicazione del più celebre manuale di caccia alle streghe (1487), il Malleus Maleficarum dei frati domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer, che sancisce definitivamente la natura satanica della stregoneria.
Dunque, è in epoca moderna che in gran parte d'Europa e persino oltreoceano – sono tristemente famosi i processi svoltisi a partire dal maggio 1692 nella cittadina americana di Salem – si dà la repressione e persecuzione delle cosiddette streghe: una categoria sociale identificata in maniera rigorosa, dal punto di vista teologico e giuridico, e criminalizzata al punto da meritare, in casi estremi, la condanna alla morte sul rogo.
Una possibile obiezione: è nel Medioevo (nello specifico, intorno al 1230) che nasce l'Inquisizione, e non sono forse gli inquisitori i principali “cacciatori” di streghe?
L'Ufficio inquisitoriale fu effettivamente creato in epoca medievale, ma le sue prime vittime non furono le streghe, bensì gli eretici. Non che il problema fosse meno grave: a partire dal regno di Federico II, l'eresia diventa un reato capitale – proprio come avverrà per la stregoneria. I gruppi di eretici (Valdesi, Dolciniani, Patarini, Catari, etc.), che si moltiplicarono ovunque nei secoli XII-XIII, dalla Lombardia alla Germania, dalle Fiandre alla Linguadoca, erano ritenuti una minaccia per l'intera società cristiana. La risposta delle autorità all'eresia furono i roghi, le torture, l'inquisizione e le crociate.
Dunque, nel XIII secolo, i sabba erano ancora molto lontani: di fatto, nel Medioevo le menzioni della stregoneria come reato sono poche e isolate. In quasi nessun caso si fa derivare il potere delle streghe direttamente da Satana e, soprattutto, la pena prescritta non è certo la condanna a morte – le fonti parlano chiaro.
Le leggi longobarde, raccolte nell'Editto di Rotari (643), ammoniscono contro l'uccisione di una strega: sarebbe insensato condannarla ritenendola capace di prodigi che sono, evidentemente, poco credibili. Al XII secolo risale il documento intitolato Concordia discordantium Canonum e noto come Decreto di Graziano (1140), che elenca le norme giuridiche della chiesa latina in seguito alla sua formale separazione da quella bizantina. Per coloro che praticano la superstizione e si rivolgono a false incantazioni si prescrivono punizioni lievi, quale l'esclusione dalla comunione per un certo periodo (al peggio, l'espulsione dei recidivi dalla comunità religiosa).
Pochi anni dopo, e fino al XIII secolo inoltrato, esplode il fenomeno ereticale: le gerarchie ecclesiastiche sono afflitte da problemi più importanti di qualche isolata, superstiziosa farneticazione. Di fatto, in epoca medievale, la stregoneria così come fu intesa in seguito (ossia il conferimento di poteri soprannaturali tramite il patto con Satana) risultava difficile da prendere sul serio. Era quasi impossibile per un inquisitore, che spesso si era formato presso una delle grandi università del tempo (Bologna, Parigi, Oxford, Tolosa), credere a certi racconti: le streghe avrebbero tenuto banchetti in cui, per opera del Diavolo, immediatamente dopo il pasto gli animali venivano restituiti alla vita. Come si può accettare che Satana possieda la capacità creativa che è prerogativa esclusiva di Dio? È una falsità, o peggio, una bestemmia. Tant'è che, ancora nel Cinquecento, il teologo e inquisitore domenicano Bartolomeo Spina si chiedeva, nella sua Quaestio de strigibus, se i testimoni che in tribunale riferivano episodi simili stessero prendendo in giro i prelati: “diceva sul serio... o diceva per scherzo?”.
Per tutte queste ragioni il religioso medievale, fino al XV secolo inoltrato, accolse con sgomento e persino derisione l'idea che esistessero individui, le streghe, portatori di un potere satanico in grado di manipolare la materia vivente e quella defunta, di spiccare il volo e di compiere atti contrari all'ordine naturale disposto da Dio onnipotente. Solo più tardi la società e la Chiesa si convinsero della realtà e pericolosità della stregoneria, assecondando e amplificando testimonianze popolari che in gran parte si riferivano ad antiche pratiche di origine pagana; ma, a quel punto, la derivazione di questi echi di religiosità pre-cristiana era stata dimenticata, anche da coloro che continuavano a replicarne i rituali. Così, al termine di un processo di convincimento reciproco fra inquisiti e inquisitori, la loro forza mistica venne individuata nel potere del Diavolo e delle forze del Male.
Come l'eresia, la stregoneria doveva essere estirpata dalla società con ogni mezzo. Ed è con l'epoca moderna e nello spirito del fervore persecutorio che ebbe inizio il fenomeno, tragicamente famoso, della caccia alle streghe.


Bibliografia

G. Berti, Storia della stregoneria, Milano 2011.
M. Bertolotti, Le ossa e la pelle dei buoi. Un mito popolare tra agiografia e stregoneria, in “Quaderni storici” 41, Ancona 1979.

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