lunedì 23 luglio 2012

Cosa è rimasto di questi anni ‘30/’50/’80

Non occorrono certo ne grande acume ne specifiche nozioni di design per notare quanto l’arredamento di una casa e i più svariati oggetti di uso comune siano rappresentativi di una determinata epoca. E chi incappa in una fotografia scattata anche solo poco meno di dieci anni prima nella propria abitazione, molto probabilmente non potrà fare a meno di rimanere colpito dai cambiamenti avvenuti fra le mura domestiche in un periodo di tempo così breve. Oppure, all’opposto, chi si reca in visita di qualche anziano parente potrebbe ritrovarsi circondato da suppellettili che risalgono a decenni precedenti e che non stonerebbero nella bottega di un rigattiere, sperimentando una curiosa sensazione di anacronismo. Probabilmente, la maggior parte di noi  si ritrova ad aggiornare con maggiore frequenza i supporti tecnologici (ormai parte integrante e pressoché indispensabile della nostra vita) tendendo d’altro canto a conservare il più a lungo possibile il vecchio armadio, il vecchio divano, la vecchia scrivania e via dicendo. E per tanto, gli interni rigorosamente intonati con l’estetica prevalente del decennio di riferimento proposti dal Museo Virtuale della Vita Quotidiana costituiscono verosimilmente un modello ideale che non si da nella realtà, se non fra le pagine di qualche catalogo. Ciò nondimeno, per le informazioni che si possono acquisire e la piacevolezza della navigazione  vale la pena visitarlo. 
   Si deve all’iniziativa di Donatella Vasetti e Maria Chiara Liguori la progettazione di questo sito nell’ormai lontano 1999. Nell’intento di promuovere anche in Italia un museo che avesse per oggetto la vita di tutti i giorni nel corso del tempo, tendenza assai diffusa in area anglosassone, e dovendo fronteggiare limiti di budget e scarsità di spazi a disposizione le due curatrici ebbero l’idea di realizzare il loro progetto direttamente sul web. Così, potendo disporre di un contributo finanziario ottenuto nell’ambito di “Bologna 2000 – città della cultura” avviarono una collaborazione con il VisitLAB del CINECA  che già a partire dal 2001 vide fruibile in rete dagli utenti la sezione dedicata agli anni Cinquanta. E nel 2008, grazie a risorse messe a disposizione della Fondazione Carisbo, il sito si è arricchito di due ulteriori sezioni (dedicate rispettivamente agli anni Trenta e Ottanta) curate sempre dalla Liguori in collaborazione con Elena Musiani  e avvalendosi della supervisione del Comitato di Bologna dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e di Antonella Guidazzoli del CINECA.

  
  Ogni sezione si apre con una scheda introduttiva, corredata da immagini, che espone un quadro sintetico dei principali avvenimenti e tratti distintivi del decennio preso in esame. Quando poi si passa alla visita dell’abitazione che si è scelto è possibile effettuare la navigazione in 3D (se il proprio computer è in grado di supportarla questa è la scelta consigliata) oppure in HTML. Nel primo caso esploreremo stanza per stanza senza soluzione di continuità, nel secondo avremmo a disposizione di una piantina che ci consentirà di selezionare l’ambiente desiderato. Ogni area è corredata da una specifica scheda che ne mette in luce le caratteristiche peculiari e all’interno della ricostruzione virtuale alcuni oggetti sono cliccabili  per ottenere informazioni particolareggiate sulla loro funzione e sull’eventuale ruolo di status symbol che hanno rivestito nell’immaginario della loro epoca. Per tutte e tre le epoche è stato fatto riferimento ad abitazioni realmente esistenti a Bologna di cui si è ipotizzato un nucleo famigliare tipico per conferire omogeneità all’organizzazione dell’insieme. 
   Certo, una volta che si è terminata la visita in tutte e tre le abitazioni si rimane con la voglia di esplorare altri decenni oppure differenti ambienti di una stessa epoca per coglierne meglio le differenze dovute al ceto sociale, alle disponibilità economiche, al gusto personale e ai più svariati orientamenti. E ciò è nelle intenzioni dello staff che si occupa della gestione del sito, che come si può vedere in questa pagina è interamente costituito da donne la cui formazione unisce competenze umanistiche e informatiche. Come al solito il problema è prettamente economico, e anche in tempi di crisi come quelli attuali non bisogna escludere a priori che possa giungere un finanziamento che consenta di arricchire l’esposizione del museo.

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