Non occorrono
certo ne grande acume ne specifiche nozioni di design per notare quanto l’arredamento di una casa e i più svariati
oggetti di uso comune siano rappresentativi di una determinata epoca. E chi incappa
in una fotografia scattata anche solo poco meno di dieci anni prima nella
propria abitazione, molto probabilmente non potrà fare a meno di rimanere
colpito dai cambiamenti avvenuti fra le mura domestiche in un periodo di tempo
così breve. Oppure, all’opposto, chi si reca in visita di qualche anziano
parente potrebbe ritrovarsi circondato da suppellettili che risalgono a decenni
precedenti e che non stonerebbero nella bottega di un rigattiere, sperimentando
una curiosa sensazione di anacronismo. Probabilmente, la maggior parte di noi si ritrova ad aggiornare con maggiore
frequenza i supporti tecnologici (ormai parte integrante e pressoché
indispensabile della nostra vita) tendendo d’altro canto a conservare il più a
lungo possibile il vecchio armadio, il vecchio divano, la vecchia scrivania e
via dicendo. E per tanto, gli interni rigorosamente intonati con l’estetica
prevalente del decennio di riferimento proposti dal Museo Virtuale della Vita Quotidiana costituiscono verosimilmente
un modello ideale che non si da nella realtà, se non fra le pagine di qualche
catalogo. Ciò nondimeno, per le informazioni che si possono acquisire e la
piacevolezza della navigazione vale la
pena visitarlo.
Si deve all’iniziativa di Donatella Vasetti
e Maria Chiara Liguori la progettazione di questo sito nell’ormai lontano 1999.
Nell’intento di promuovere anche in Italia un museo che avesse per oggetto la
vita di tutti i giorni nel corso del tempo, tendenza assai diffusa in area anglosassone,
e dovendo fronteggiare limiti di budget e scarsità di spazi a disposizione le
due curatrici ebbero l’idea di realizzare il loro progetto direttamente sul
web. Così, potendo disporre di un contributo finanziario ottenuto nell’ambito
di “Bologna
2000 – città della cultura” avviarono
una collaborazione con il VisitLAB del CINECA
che già a partire dal 2001 vide fruibile in rete dagli utenti la sezione
dedicata agli anni Cinquanta. E nel 2008, grazie a risorse messe a disposizione
della Fondazione Carisbo, il sito si è arricchito di due ulteriori sezioni
(dedicate rispettivamente agli anni Trenta e Ottanta) curate sempre dalla
Liguori in collaborazione con Elena Musiani
e avvalendosi della supervisione del Comitato di Bologna dell’Istituto
per la storia del Risorgimento italiano e di Antonella Guidazzoli del CINECA.
Ogni sezione
si apre con una scheda introduttiva, corredata da immagini, che espone un
quadro sintetico dei principali avvenimenti e tratti distintivi del decennio
preso in esame. Quando poi si passa alla visita dell’abitazione che si è scelto
è possibile effettuare la navigazione in 3D (se il proprio computer è in grado
di supportarla questa è la scelta consigliata) oppure in HTML. Nel primo caso
esploreremo stanza per stanza senza soluzione di continuità, nel secondo
avremmo a disposizione di una piantina che ci consentirà di selezionare
l’ambiente desiderato. Ogni area è corredata da una specifica scheda che
ne mette in luce le caratteristiche peculiari e all’interno della ricostruzione
virtuale alcuni oggetti sono cliccabili
per ottenere informazioni particolareggiate sulla loro funzione e
sull’eventuale ruolo di status symbol che
hanno rivestito nell’immaginario della loro epoca. Per tutte e tre le epoche è
stato fatto riferimento ad abitazioni realmente esistenti a Bologna di cui si è
ipotizzato un nucleo famigliare tipico per conferire omogeneità
all’organizzazione dell’insieme.
Certo, una volta che si è terminata la
visita in tutte e tre le abitazioni si rimane con la voglia di esplorare altri
decenni oppure differenti ambienti di una stessa epoca per coglierne meglio le
differenze dovute al ceto sociale, alle disponibilità economiche, al gusto
personale e ai più svariati orientamenti. E ciò è nelle intenzioni dello staff
che si occupa della gestione del sito, che come si può vedere in questa pagina è interamente costituito da donne la cui formazione
unisce competenze umanistiche e informatiche. Come al solito il problema è
prettamente economico, e anche in tempi di crisi come quelli attuali non
bisogna escludere a priori che possa giungere un finanziamento che consenta di
arricchire l’esposizione del museo.
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