lunedì 2 luglio 2018

La Battaglia di Narita: una storia dimenticata






     Chi voglia raggiungere per via aerea Tokyo, la capitale della terza economia mondiale, con ogni probabilità si troverà ad atterrare nell’aeroporto di Narita, il più grande del paese ed uno dei più trafficati del pianeta. Locato a più di 60 chilometri dalla megalopoli nipponica Narita apparirà all’anonimo viaggiatore come una vera e propria cattedrale nel deserto, un enorme blocco di cemento svettante in mezzo ai rigogliosi campi della prefettura di Chiba. Espressione ideale di ciò che l’antropologo francese Marc Augé definisce “nonluogo”, Narita appare assumere senso esclusivamente in quanto passaggio obbligato per raggiungere la distante capitale. Decine di milioni di persone ogni anno attraversano i suoi gate totalmente ignari della storia di quei luoghi a tutta prima così anonimi, identici a migliaia d’altri. Eppure la storia di quell’aeroporto e delle terre che lo circondano sono tutt’altro che comuni, anzi si potrebbe quasi dire rappresentino un unicum nella storia giapponese recente, una vicenda eccezionale e che pur, forse non casualmente, così pochi conoscono. Di questa vera e propria epopea furono protagonisti lo Stato giapponese ed un’eterogena quanto agguerrita lega di contadini e militanti dell’estrema sinistra giapponese, due entità dal peso specifico imparagonabile e che pur si videro contrapposte per più di un lustro in un’estenuante battaglia. Motivo del contendere fu proprio il nuovo aeroporto, o meglio, i terreni scelti per la sua edificazione. Tutto ebbe inizio nel 1965 quando un’apposita commissione ministeriale selezionò l’area a nordest dei villaggi Sanrizuka e Shibayama quale sede ideale per il nuovo hub della capitale. Alla base della scelta la convinzione che sarebbe stato facile ottenere i vasti terreni necessari alla costruzione di quello che nei piani doveva essere un monumento al boom economico che proprio in quegli anni stava toccando il paese. E così forse sarebbe stato se il governo del tempo non avesse sottovalutato l’orgoglio dei più umili tra i suoi cittadini, quei contadini che ritenne superfluo informare del progetto in corso. Passò un anno, il progetto venne annunciato a mezzo stampa ed è proprio tramite giornali e tv che gli ignari agricoltori scoprirono il futuro che si era pensato per loro. Si riteneva infatti, nelle stanze del ministero dei trasporti, sarebbe bastato offrirgli un compenso, che insomma non occorresse darsi troppo pensiero. Ma i contadini, oltraggiati da tanta noncuranza, decisero di opporsi a quella decisione prima appellandosi alle autorità locali e poi, vistisi inascoltati, decidendo di presidiare i terreni così da impedirne l’esproprio. In loro sostegno giunsero dalla città un gran numero di formazioni di estrema sinistra, tra questi in particolare i militanti del gruppo extraparlamentare Chūkaku-ha (altrimenti nota come “Lega Comunista Rivoluzionaria, Comitato Nazionale”) e gli studenti dello Zengakuren (contrazione di “Federazione dell'Autogoverno Studentesco del Giappone”), entrambi d’ispirazione comunista, coi quali gli agricoltori formarono l’Hantai Dōmei o “Lega di Sanrizuka e Shibayama Contro l’Aeroporto”. A muoverli, oltre l’ovvia solidarietà per la causa contadina, il desiderio di prevenire un possibile uso futuro della struttura da parte delle forze armate americane,  la cui massiccia presenza sul suo giapponese questi gruppi combattevano ormai da più di un decennio. Col sostegno dei più esperti attivisti i contadini dichiararono una lotta senza quartiere al progetto ormai in via d’attuazione. L’opposizione all’aeroporto divenne per questa volenterosa compagine un affare a tempo pieno, condotto con una ferrea determinazione di stampo quasi militare. Si eressero fortini,  fossati e trincee vennero scavati, bloccate le strade e addirittura costruita una torre d’osservazione (divenuta poi vero e proprio simbolo di quella lotta): ogni misura fu presa al fine d’impedire l’inizio dei lavori, previsti per il 10 Ottobre del 1967. Qual giorno giunsero dalla città gli operai intenti a fare i primi controlli e con loro più di 2000 uomini della Kidō-tai, la temibile unità anti-sommossa della polizia giapponese.  






   Lo scontro fu talmente violento da cambiare per sempre il volto di una protesta fino a quel momento relativamente pacifica. Tomura Issaku, commerciante cristiano della zona e leader dei contadini, rimasto gravemente ferito negli scontri, individuò successivamente nel dispiegamento di quelle unità la ragione del definitivo salto di qualità che di lì a poco avrebbe preso la lotta dell’Hantai Dōmei. La guerra era ormai definitivamente scoppiata, né le autorità né i contestatori avrebbero mai retrocesso, si trattava dunque soltanto di vedere chi avrebbe resistito più a lungo e a quale costo. Prendeva allora il via ciò che le cronache chiameranno con lo scabro nome di Sanrizuka TōSō (Lotta di Sanrizuka), un conflitto destinato a durare ancora per lunghi anni e che da lì a poco comincerà a reclamare le proprie vittime. Anno 1971, partirono i primi espropri, il comando delle operazioni passò dal governatore del Kantō (la regione di Tokyo) alla più risoluta direzione aeroportuale, la quale chiese misure ancora più rigide contro i contestatori. Nel settembre di quell’anno giunsero a sostegno di un nuovo turno di espropri l’impressionante cifra di 5000 poliziotti anti-sommossa, tre dei quali perderanno la vita durante la fase più cruenta degli scontri. Fu certo il momento più tragico di un conflitto il cui destino era già da tempo irrimediabilmente segnato.




                                          Kazuo Kitai, I bambini del corpo di resistenza,  1970




   Gli anni successivi vedranno un progressivo militarizzarsi dell’area, ormai realmente divenuta una specie di zona di realtà parallela rispetto al resto del paese, un perpetuo campo di battaglia oggetto da parte dei contestatori di sempre nuovi e rocamboleschi tentativi di sabotaggio. Nonostante il dispiegamento di forze di polizia ormai avesse raggiungo quasi le diecimila unità, gli oppositori riuscirono comunque a danneggiare le strutture e disturbare i lavori tanto da far slittare l’inaugurazione della struttura alle soglie del nuovo decennio. Non bastarono neanche delle leggi speciali create ad hoc al fine di rendere ancora più dure le punizioni e più semplici gli espropri per scoraggiare quanti ancora resistevano tra i contadini e gli studenti. Dopo più di dieci anni dall’inizio dei lavori l’aeroporto verrà inaugurato nel 1978, senza però che i lavori fossero stati completati.  Del progetto iniziale infatti soltanto una delle tre piste previste era stata effettivamente realizzata. La seconda verrà poi costruita, dopo una nuova quanto effimera riapertura delle ostilità, nel 1980, la terza invece rimarrà sulla carta, forse proprio a causa dei costi che l’imprevista quanto strenua opposizione dei contadini fece lievitare tanto da diventare anti economica. Ed è certo questa l’unica, quanto parziale ed amara, vittoria di quegli uomini e donne che non vollero accettare di vendere la propria dignità in nome di una ben parziale quanto cinica idea di progresso. La memoria della loro simbolica lotta rimane oggi custodita dai pochi ancora in vita e da piccoli gruppi che ancora si ostinano a commemorare quella stagione di lotte. Ulteriori tracce permangono nel quasi dimenticato lavoro di un grande documentarista, Ogawara Shinsuke, maestro del “cinema verità” nipponico, che passò alcuni anni in compagnia dei contadini di Sanrizuka, documentandone la lotta della quale condivideva motivi ed aspirazioni.  Al di là di queste sparute testimonianze e dei campi della prefettura di Chiba non sopravvisse il ricordo di quella stagione, non declinabile com’era allo Zeitgeist di un paese al tempo così preso dalla marcia forzata del progresso da non poter concepire alcuna forma di dissenso. 

Riferimenti bibliografici e videografici:

-          - William Andews, Dissenting Japan: A History of Japanese Radicalism and Counterculture, from     1945 to Fukushima, Hurst & Co Ltd, 2016
-         -  Ogawara Shinsuke, Summer in Narita, 1968 https://www.youtube.com/watch?v=HvoUgAx4sLc



1 commento:

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