mercoledì 3 agosto 2016

1968: Il massacro di Tlatelolco su Sobrehistoria.com


Sobrehistoria.com può essere considerato l’equivalente in lingua spagnola di “History Channel”, un sito di divulgazione storica diretto ad un vasto pubblico.
Anche qui, come in History Channel, la schermata iniziale ha un’impostazione semplice, user friendly: nome della testata, link ai social media, agli strumenti di ricerca, alle richieste di contatto e un breve menu ai contenuti del sito: argomenti di carattere generale, biografie, curiosità.
All’interno del sito, oltre al tradizionale menu dei contenuti distribuiti secondo i periodi storici, troviamo due classifiche aggiornate degli argomenti di maggiore interesse e dei cinque articoli più apprezzati.

L’utente è il navigatore generico del web con interessi di carattere storico, possiamo immaginare uno studente delle scuole superiori impegnato in una ricerca.
Navigando il sito si possono incontrare articoli ben documentati e corredati da materiale grafico e video, non banali e in grado perciò di soddisfare un visitatore esigente. Uno di questi articoli, nella sezione dedicata alla storia contemporanea, è quello dedicato al massacro di Tlatelolco (o della Piazza delle Tre Culture).
Tlatelolco (dal nome di un quartiere di Città del Messico) è uno degli eventi più tragici e al tempo stesso più misconosciuti del 1968. In breve, il 2 ottobre di quell’anno nella piazza detta di Tlatelolco o delle Tre Culture, l’esercito messicano appoggiato da corpi speciali di polizia aprì il fuoco su una moltitudine di studenti universitari inermi uccidendone un numero ancora oggi imprecisato ma valutabile oltre le trecento unità. L’attenzione, peraltro scarsa, dell’opinione pubblica internazionale fu presto sviata dall’inizio delle Olimpiadi estive dieci giorni più tardi e proprio nella capitale messicana.
La repressione fu voluta dal PRI, il partito-stato che allora dominava il Messico per soffocare il movimento studentesco e preservare l’immagine di un Paese concorde alla vigilia di un appuntamento prestigioso come le Olimpiadi, le prime a svolgersi in America Latina.



Il 1968, nell’immaginario collettivo, è ricordato per altri eventi, l’offensiva del Tet in Vietnam, il Maggio Francese, la Primavera di Praga, non per questa carneficina che costituisce una vera e propria anticipazione del massacro di Piazza Tienanmen.
Nessuno pagò per quel crimine anche se innegabili appaiono le responsabilità dell’allora presidente Gustavo Díaz Ordaz e del suo ministro dell’interno e successore alla presidenza Luis Echeverría Álvarez.

                          
 
Gustavo Díaz Ordaz                                      Luis Echeverría Álvarez

L’articolo su Tlatelolco,
scritto da Gonzalo Ruiz e pubblicato sul sito spagnolo il 22 ottobre 2015, entra subito nell’argomento senza preamboli, senza retorica e con una buona mole di dati storici. L’effetto negativo dello scrolling, inevitabile per la lunghezza del testo, è attenuato con l’intelligente inserzione di un menu a scomparsa con i link alle cinque sezioni che compongono l’articolo:


Interessante la presenza di 7 fotografie d’epoca (con i credits, es: AP) che accompagnano i brani di testo; meno condivisibile l’uso insistito e troppo didascalico del grassetto. La seconda foto contiene insieme ai credits il rimando a risorse aggiuntive in lingua inglese contenute nel sito www.radioriaries.org:
                      

La quinta e ultima sezione dell’articolo è costituita dal link a un video sull’argomento trattato. Si tratta di un filmato di 19 minuti e 26 secondi diviso in due parti e realizzato nel 1998 dalla rete televisiva messicana Televisa e postato su Youtube dall’utente “chuyster2010” il 2 ottobre 2010, quarantaduesimo anniversario del massacro:


L’articolo termine con i link per la condivisione sui social media, il contatore dei voti finora ottenuti e l’opzione di gradimento da una a cinque stelle.

Concludiamo questa riflessione segnalando che il presidente Gustavo Díaz Ordaz (1911 - 1979) risulta ancora oggi insignito del cavalierato di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana[i]


Nicolò Gioacchino Titolo

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