
fabricati figura del cartografo fiammingo Gerhard Kremer, noto in Italia come Gerardo Mercatore (1512–1594). L'opera, pubblicata nel 1595 (ma l’esemplare in mostra è del 1630, anno della sua decima ristampa), raccoglie i disegni di cento carte geografiche dell’epoca e presenta nel frontespizio un'inedita immagine del titano Atlas che non soccombe sotto il peso del mondo, come appare nelle più comuni iconografie del tempo, ma lo tiene fra le mani, lo esplora, con l'idea di affermare le potenzialità conoscitive della geografia.



L'aspetto più innovativo del progetto è che un unico spazio (la sala dedicata al ciclo pittorico di Susanna e i vecchioni del museo di Palazzo Poggi) sono ospitati sia l'originale volume seicentesco, conservato all'interno di una teca, sia l'applicazione che ne rende virtualmente accessibili i contenuti. Quest'ultima infatti si fonda sul concetto di “Mixed Reality” (MR): un sistema a realtà mista che consente a oggetti fisici e digitali di coesistere e interagire fra loro nel pieno rispetto delle differenti identità. Un esperimento interessante sul piano della scelta dei linguaggi comunicativi, dove traspare l'intento di porre al centro il visitatore, che da semplice fruitore passivo della storia, interagisce fisicamente costruendosi un autonomo percorso di conoscenza. Dunque l'atlante virtuale di Mercatore rappresenta un esempio virtuoso e originale di gestione del patrimonio culturale attraverso l'utilizzo di una tecnologia sensibile, che non separa, non distrugge ma si pone al servizio di una migliore fruizione della storia.
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