In L'immaginario
medievale (Roma 2008), Jacques Le Goff parla dei due volti
della realtà storica: uno è concreto e rigoroso, composto da fatti,
dati e aspetti materiali; l'altro, mutevole e suggestivo, è invece
popolato da idee, immagini, sogni. E quale epoca risulta,
istintivamente, più evocativa del Medioevo? Dieci secoli di storia
(o più, o meno, a seconda della scuola di pensiero) in cui si
dipanano le vicende di papi, re, imperatori, monaci, cavalieri,
poeti, filosofi, crociati, teologi, inquisitori e... streghe, a dar
retta al luogo comune.
Nell'immaginario
collettivo, al Medioevo – con i suoi corollari di oscurantismo,
teocrazia e repressione – spetta la paternità del fenomeno della
caccia alle streghe: un atteggiamento persecutorio protrattosi fino
all'età contemporanea (sull'isola di Guernsey, l'ultimo processo per
stregoneria si ebbe nel 1914!) e divenuto, in alcuni momenti, vera e
propria isteria collettiva. Senza dubbio, la caccia alle streghe ha
condotto alla morte un numero tuttora imprecisato di vittime, molte
delle quali donne, colpevoli unicamente di condurre un'esistenza poco
convenzionale (ma non mancarono le denunce motivate dall'odio privato
e dall'opportunità politica).
Gli
effetti negativi della persecuzione sono innegabili. Tuttavia,
tenendo a mente le parole di Le Goff, bisogna fare attenzione a non
confondere realtà fattuale e suggestione. Nel caso della
storiografia, questa tendenza si concretizza nell'attribuire al
passato caratteristiche che non gli appartengono. È ora di
sfatare definitivamente il mito: non è al Medioevo che vanno
imputati gli orrori della caccia alle streghe.
L'espressione
fa riferimento a un fenomeno di cui si trovano soltanto pochi,
sporadici esempi sul finire dell'età medievale (XIV-XV secolo).
Questi primi casi non sono sufficienti per poter parlare di una
presenza capillare della stregoneria nel Medioevo europeo, e ancora
meno di una sua sistematica persecuzione. Ciò avvenne soltanto
in seguito, nei secoli XVI-XVII, specialmente dopo la pubblicazione
del più celebre manuale di caccia alle streghe (1487),
il Malleus
Maleficarum dei
frati domenicani Jacob
Sprenger e
Heinrich Institor Kramer,
che sancisce definitivamente la natura satanica della stregoneria.
Dunque,
è in epoca moderna che in gran parte d'Europa
e persino oltreoceano – sono tristemente famosi i processi svoltisi
a partire dal maggio 1692 nella cittadina americana di Salem – si
dà la repressione e persecuzione delle cosiddette streghe: una
categoria sociale identificata in maniera rigorosa, dal punto di
vista teologico e giuridico, e criminalizzata al punto da meritare,
in casi estremi, la condanna alla morte sul rogo.
Una
possibile obiezione: è nel Medioevo (nello specifico, intorno al
1230) che nasce l'Inquisizione, e non sono forse gli inquisitori i
principali “cacciatori” di streghe?
L'Ufficio
inquisitoriale fu effettivamente creato in epoca medievale, ma le sue
prime vittime non furono le streghe, bensì gli eretici. Non che il
problema fosse meno grave: a partire dal regno di
Federico II, l'eresia diventa un reato capitale – proprio come
avverrà per la stregoneria. I gruppi di eretici (Valdesi,
Dolciniani, Patarini, Catari, etc.), che si moltiplicarono ovunque
nei secoli XII-XIII, dalla Lombardia alla Germania, dalle Fiandre
alla Linguadoca, erano ritenuti una minaccia per l'intera società
cristiana. La risposta delle autorità all'eresia furono i roghi, le
torture, l'inquisizione e le crociate.
Dunque,
nel XIII secolo, i sabba erano ancora molto lontani: di fatto, nel
Medioevo le menzioni della stregoneria come reato sono poche e
isolate. In quasi nessun caso si fa derivare il potere delle streghe
direttamente da Satana e, soprattutto, la pena prescritta non è
certo la condanna a morte – le fonti parlano chiaro.
Le
leggi longobarde, raccolte nell'Editto di Rotari (643), ammoniscono
contro l'uccisione di una strega: sarebbe insensato condannarla
ritenendola capace di prodigi che sono, evidentemente, poco
credibili. Al XII secolo risale il documento intitolato Concordia
discordantium Canonum e noto come Decreto di Graziano
(1140), che elenca le norme giuridiche della chiesa latina in seguito
alla sua formale separazione da quella bizantina. Per coloro che
praticano la superstizione e si rivolgono a false incantazioni si
prescrivono punizioni lievi, quale l'esclusione dalla comunione per
un certo periodo (al peggio, l'espulsione dei recidivi dalla comunità
religiosa).
Pochi
anni dopo, e fino al XIII secolo inoltrato, esplode il fenomeno
ereticale: le gerarchie ecclesiastiche sono afflitte da problemi più
importanti di qualche isolata, superstiziosa farneticazione. Di
fatto, in epoca medievale, la stregoneria così come fu intesa in
seguito (ossia il conferimento di poteri soprannaturali tramite il
patto con Satana) risultava difficile da prendere sul serio. Era
quasi impossibile per un inquisitore, che spesso si era formato
presso una delle grandi università del tempo (Bologna, Parigi,
Oxford, Tolosa), credere a certi racconti: le streghe avrebbero
tenuto banchetti in cui, per opera del Diavolo, immediatamente dopo
il pasto gli animali venivano restituiti alla vita. Come si può
accettare che Satana possieda la capacità creativa che è
prerogativa esclusiva di Dio? È una falsità, o peggio,
una bestemmia. Tant'è che, ancora nel Cinquecento, il teologo e
inquisitore domenicano Bartolomeo Spina si chiedeva, nella
sua Quaestio de strigibus, se i testimoni che in
tribunale riferivano episodi simili stessero prendendo in giro i
prelati: “diceva sul serio... o diceva per scherzo?”.
Per
tutte queste ragioni il religioso medievale, fino al XV secolo
inoltrato, accolse con sgomento e persino derisione l'idea che
esistessero individui, le streghe, portatori di un potere satanico in
grado di manipolare la materia vivente e quella defunta, di spiccare
il volo e di compiere atti contrari all'ordine naturale disposto da
Dio onnipotente. Solo più tardi la società e la Chiesa si
convinsero della realtà e pericolosità della stregoneria,
assecondando e amplificando testimonianze popolari che in gran parte
si riferivano ad antiche pratiche di origine pagana; ma, a quel
punto, la derivazione di questi echi di religiosità pre-cristiana
era stata dimenticata, anche da coloro che continuavano a replicarne
i rituali. Così, al termine di un processo di convincimento
reciproco fra inquisiti e inquisitori, la loro forza mistica venne
individuata nel potere del Diavolo e delle forze del Male.
Come
l'eresia, la stregoneria doveva essere estirpata dalla società con
ogni mezzo. Ed è con l'epoca moderna e nello spirito del fervore
persecutorio che ebbe inizio il fenomeno, tragicamente famoso, della
caccia alle streghe.
Bibliografia
G.
Berti, Storia della stregoneria, Milano 2011.
M.
Bertolotti, Le
ossa e la pelle dei buoi. Un mito popolare tra agiografia e
stregoneria,
in “Quaderni storici” 41, Ancona 1979.
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