Chi
si è occupato di storia dello sport in Italia negli ultimi due decenni ha ampliato
la prospettiva di studio sulle origini del calcio, ponendo l’accento sulla
diffusione del gioco in regioni prima ignorate. Alla fine dell’Ottocento, negli
stessi anni in cui il meraviglioso giuoco appariva nelle città del
triangolo industriale, dai paesi mitteleuropei il calcio era arrivato anche nel
Nord-est.
Dietro la diffusione “orientale” del
calcio c’era il movimento ginnastico italiano, che aveva fame di rinnovamento,
e guardava al modello anglosassone di educazione sportiva basato sui giochi
all’aperto, tra i quali appunto il calcio. Questi giochi vengono introdotti
nell’insegnamento dell’educazione fisica nel 1893 accanto ai tradizionali
esercizi ginnici. Protagonista della riforma è il senatore Gabriele Pecile, che
era stato sindaco di Udine, dove nel 1892 si era creata la prima “palestra
aperta” in Italia, il primo campo di giuochi. È lo stesso senatore
Pecile a tradurre i manuali di gioco dal tedesco e dall’inglese e a pubblicare
nel 1895 il giuoco del calcio (football)-regole adottate nel campo dei
giuochi di Udine. Nello stesso anno esce un altro manuale ad opera di
Francesco Gabrielli, un maestro bolognese di educazione fisica che insegna a
Rovigo. Sono i primi manuali calcistici in lingua italiana. Una volta
pubblicati, i manuali iniziano a circolare e in molte parti d’Italia le
associazioni ginnastiche si aprono al nuovo gioco, assumendo un ruolo
fondamentale nella nascita e nella promozione del football. Intanto la
Federazione Ginnastica Italiana (FGNI) organizza i grandi concorsi nazionali
ginnastici. Tra un concorso e l’altro, si disputano i campionati interregionali
e interprovinciali. Nel concorso interprovinciale ginnastico di Treviso viene
indetto il primo torneo di football: vincono proprio i ginnasti di Udine
davanti alla squadra della Palestra Ginnastica Ferrara e ad un’altra composta
da liceali trevigiani. Siamo nel settembre del 1896. La Ginnastica Udinese
vince questo titolo due anni prima di quello messo in palio dalla FIF, vinto
dal Genoa, l’8 maggio a Torino: quello che viene da sempre considerato come il
primo campionato di calcio. Il titolo udinese testimonia il radicamento e lo
sviluppo che conosce il calcio nella città friulana e dimostra che la pratica
del calcio in origine non per forza va a braccetto con l’evoluzione della
società industriale: alla fine dell’Ottocento Udine infatti è ancora distante
dall’essere una città moderna e industriale.
In che modo il calcio dei ginnasti era diverso
da quello patrocinato dalla FIF (che di lì a poco prenderà il nome che
tutti conosciamo, FIGC)? Per i primi anni si registra un po’ di confusione, per
via di traduzioni approssimative dei codici che venivano dall’estero. Un
regolamento definitivo il calcio ginnastico se lo dà grazie a Luigi Bosisio,
che il 16 gennaio del 1903 pubblica su La Gazzetta dello Sport il nuovo
regolamento del calcio. Un aspetto importante riguarda l’arbitro: rispetto
al Codice Gabrielli Bosisio dà più centralità al giudice di gara, le cui
decisioni sono inappellabili. Tutto sommato la differenza vera riguardava la
durata della partita: i ginnasti giocavano due tempi da trenta minuti mentre i footballer
due da quarantacinque minuti. Differenze concrete di gioco non c’erano con il
calcio dei club affiliati alla FIF, ma diverso era l’approccio con il quale ci
si metteva a giocare. Ai ginnasti più del risultato interessava come si
eseguiva il gesto tecnico; e infatti i tornei calcistici che si svolgevano
durante i Concorsi erano divisi in due tipi di partite: di classificazione e di
campionato. Nelle gare di classificazione i ginnasti-calciatori erano chiamati
a mostrare le loro abilità ed erano valutati dalla giuria per come eseguivano
il gesto tecnico. La giuria valutava anche il comportamento e il contegno che i
ginnasti avevano nei confronti di compagni, avversari e degli stessi giurati.
Ai ginnasti era dunque richiesto il rispetto del codice etico e non solo di
quello che riguardava il gioco.
In
questo quadro va collocato il titolo del 1896 di cui l’Udinese rivendica
l’assegnazione, che nel caso venisse riconosciuto, diventerebbe il primo
scudetto della storia del calcio italiano.
Bibliografia
Antonio
Papa, Guido Panico, Storia sociale del calcio in Italia, Bologna, Il Mulino,
2002
Stefano
Pivato, Il football: un fenomeno di frontiera. Il caso del Friuli Venezia
Giulia, in Italia Contemporanea, 1991/183
Marco
Impiglia, Il calcio dei ginnasti, in Memoria e ricerca, 27/2008
Sergio Giuntini, I calciatori delle
palestre, Bradipo Libri, 2011
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