sabato 30 giugno 2018

Il calcio dei ginnasti


 Chi si è occupato di storia dello sport in Italia negli ultimi due decenni ha ampliato la prospettiva di studio sulle origini del calcio, ponendo l’accento sulla diffusione del gioco in regioni prima ignorate. Alla fine dell’Ottocento, negli stessi anni in cui il meraviglioso giuoco appariva nelle città del triangolo industriale, dai paesi mitteleuropei il calcio era arrivato anche nel Nord-est.

 Dietro la diffusione  “orientale” del calcio c’era il movimento ginnastico italiano, che aveva fame di rinnovamento, e guardava al modello anglosassone di educazione sportiva basato sui giochi all’aperto, tra i quali appunto il calcio. Questi giochi vengono introdotti nell’insegnamento dell’educazione fisica nel 1893 accanto ai tradizionali esercizi ginnici. Protagonista della riforma è il senatore Gabriele Pecile, che era stato sindaco di Udine, dove nel 1892 si era creata la prima “palestra aperta” in Italia, il primo campo di giuochi. È lo stesso senatore Pecile a tradurre i manuali di gioco dal tedesco e dall’inglese e a pubblicare nel 1895 il giuoco del calcio (football)-regole adottate nel campo dei giuochi di Udine. Nello stesso anno esce un altro manuale ad opera di Francesco Gabrielli, un maestro bolognese di educazione fisica che insegna a Rovigo. Sono i primi manuali calcistici in lingua italiana. Una volta pubblicati, i manuali iniziano a circolare e in molte parti d’Italia le associazioni ginnastiche si aprono al nuovo gioco, assumendo un ruolo fondamentale nella nascita e nella promozione del football. Intanto la Federazione Ginnastica Italiana (FGNI) organizza i grandi concorsi nazionali ginnastici. Tra un concorso e l’altro, si disputano i campionati interregionali e interprovinciali. Nel concorso interprovinciale ginnastico di Treviso viene indetto il primo torneo di football: vincono proprio i ginnasti di Udine davanti alla squadra della Palestra Ginnastica Ferrara e ad un’altra composta da liceali trevigiani. Siamo nel settembre del 1896. La Ginnastica Udinese vince questo titolo due anni prima di quello messo in palio dalla FIF, vinto dal Genoa, l’8 maggio a Torino: quello che viene da sempre considerato come il primo campionato di calcio. Il titolo udinese testimonia il radicamento e lo sviluppo che conosce il calcio nella città friulana e dimostra che la pratica del calcio in origine non per forza va a braccetto con l’evoluzione della società industriale: alla fine dell’Ottocento Udine infatti è ancora distante dall’essere una città moderna e industriale.

 In che modo il calcio dei ginnasti era diverso  da quello patrocinato dalla FIF (che di lì a poco prenderà il nome che tutti conosciamo, FIGC)? Per i primi anni si registra un po’ di confusione, per via di traduzioni approssimative dei codici che venivano dall’estero. Un regolamento definitivo il calcio ginnastico se lo dà grazie a Luigi Bosisio, che il 16 gennaio del 1903 pubblica su La Gazzetta dello Sport il nuovo regolamento del calcio. Un aspetto importante riguarda l’arbitro: rispetto al Codice Gabrielli Bosisio dà più centralità al giudice di gara, le cui decisioni sono inappellabili. Tutto sommato la differenza vera riguardava la durata della partita: i ginnasti giocavano due tempi da trenta minuti mentre i footballer due da quarantacinque minuti. Differenze concrete di gioco non c’erano con il calcio dei club affiliati alla FIF, ma diverso era l’approccio con il quale ci si metteva a giocare. Ai ginnasti più del risultato interessava come si eseguiva il gesto tecnico; e infatti i tornei calcistici che si svolgevano durante i Concorsi erano divisi in due tipi di partite: di classificazione e di campionato. Nelle gare di classificazione i ginnasti-calciatori erano chiamati a mostrare le loro abilità ed erano valutati dalla giuria per come eseguivano il gesto tecnico. La giuria valutava anche il comportamento e il contegno che i ginnasti avevano nei confronti di compagni, avversari e degli stessi giurati. Ai ginnasti era dunque richiesto il rispetto del codice etico e non solo di quello che riguardava il gioco.   

In questo quadro va collocato il titolo del 1896 di cui l’Udinese rivendica l’assegnazione, che nel caso venisse riconosciuto, diventerebbe il primo scudetto  della storia del calcio italiano.

Bibliografia

Antonio Papa, Guido Panico, Storia sociale del calcio in Italia, Bologna, Il Mulino, 2002
Stefano Pivato, Il football: un fenomeno di frontiera. Il caso del Friuli Venezia Giulia, in Italia Contemporanea, 1991/183
Marco Impiglia, Il calcio dei ginnasti, in Memoria e ricerca, 27/2008
Sergio Giuntini, I calciatori delle palestre, Bradipo Libri, 2011


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