Per
chi abbia voglia di visitare un luogo particolare a Bologna, in via Col di Lana,
al civico 7/N, c’è il Museo della Comunicazione “Pelagalli” dichiarato nel 2007
patrimonio UNESCO della Cultura.
Insegna del Museo |
Si tratta di un museo privato, nato dalla passione del suo fondatore,
Giovanni Pelagalli, per tutto ciò che fosse meccanico, che creasse come dal
nulla l’illusione di suoni e voci. Il Museo si propone l’obiettivo di
diffondere la conoscenza delle principali invenzioni tecniche e scientifiche
che hanno caratterizzato gli ultimi due secoli della nostra storia. Particolare
attenzione è riservata a Bologna nelle sezioni dedicate a Marconi, che è una
specie di nume tutelare dell’istituzione stessa, e ai fratelli Adriano,
Marcello e Bruno Ducati fondatori dell’impresa omonima che dal 1924 identifica
Bologna nel campo dei motori.
Il
portale del Museo, in italiano
e in inglese, ci conduce all’interno del percorso espositivo dove siamo accolti
da un centinaio di fotografie in rapida successione e da un messaggio audio di presentazione.
Questa scelta introduttiva è sicuramente scenografica ma poco funzionale al
catturare l’attenzione dell’internauta il cui occhio è continuamente distratto
dal rapido scorrere delle immagini che avrebbero avuto una maggior efficacia
comunicativa se raccolte in una gallery dedicata.
I
2000 pezzi raccolti sono suddivisi in otto sale-contenitori che raccontano la
storia di ogni tipologia di mezzo comunicativo e l’importanza che essa ha avuto
nella storia degli ultimi secoli e, in particolare, la ricaduta sul secolo
appena trascorso.
Si
comincia con la sala dedicata alla storia della radio. Questo settore espositivo
racconta la storia del primo strumento di comunicazione e, probabilmente, di
quello più diffuso almeno in Italia dove la televisione entrerà in funzione
solo nel 1954, a
partire addirittura dalle origini. Durante le visite guidate gli strumenti
d’epoca vengono utilizzati per esperimenti scientifici che fanno capire ai visitatori come funziona
la radio, capostipite dei più moderni mezzi di radiocomunicazione. Da questi
mezzi, concepiti principalmente per usi militari si passa alla storia della
radio domestica che tanta parte ha avuto nella vita delle famiglie italiane
fino a tempi ancora recenti.
Dalla
sala della radio si passa a quella dedicata alla fonografia che, nata nel 1877,
precede di pochi anni l’invenzione del cinema. La visita a questa sala, come a
quelle seguenti avviene grazie ad un video in cui, attraverso la sagoma di un
vecchio televisore, si susseguono immagini che illustrano quanto contenuto
nella sala.
Lo
stesso procedimento comunicativo viene utilizzato per le sale seguenti dedicate
alle macchine musicali e meccaniche del XVIII e XIX secolo, alla storia del
cinema e a quella della canzone, raccontata principalmente attraverso le
incisioni su vinile, nei mitici formati 78 – 45 – 33 giri.
Dalla
storia del cinema si passa alla storia del telefono: nella sala dedicata si
possono ammirare esemplari che vanno dal telefono di Meucci del 1871 fino ad un
primissimo esemplare di telefono veicolare, passando per esemplari di
modernariato che, probabilmente, sono stati presenti in casa di tanti.
Telefono veicolare |
Telefono di Meucci, 1871 |
La
sala dedicata alla televisione racconta una storia che parte dalla lampada di
Raytheon per la “Radiovisione” meccanica del 1928 fino agli apparecchi per la
trasmissione in bianco e nero e poi a colori, ad “imitazione” de cinema.
Infine
la sala dedicata alla storia del computer che si apre con il regolo calcolatore
progettato nel 1850 da Quintino Sella per arrivare ai primi pc, realizzati
attraverso un percorso, ancora attuale, di miniaturizzazione delle dimensioni
che ha reso questo tipo di tecnologia accessibile a tutti.
La
storia che il Museo della Comunicazione ci propone è una storia che ci riguarda
perché racconta il bisogno umano di comunicare e l’ingegno di chi ha raccolto,
in qualche modo, questo bisogno ed ha attivato le proprie risorse intellettuali
per dargli forma, sostanza e, soprattutto veicolo.
Se l’intento è sicuramente meritorio, qualche
criticità è rilevabile nella struttura del sito che, come già rilevato a
proposito della home page, anche nella sezione dedicata ai riconoscimenti ed ai
visitatori illustri propone un affastellamento di immagini e articoli di
giornale di decifrazione non immediata perché si collocano, comunque, a latere
della mission dichiarata del Museo.
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