martedì 15 luglio 2014

Museo della Comunicazione Pelagalli “Mille voci…Mille suoni”

Per chi abbia voglia di visitare un luogo particolare a Bologna, in via Col di Lana, al civico 7/N, c’è il Museo della Comunicazione “Pelagalli” dichiarato nel 2007 patrimonio UNESCO della Cultura.

Insegna del Museo

Si tratta di un museo privato, nato dalla passione del suo fondatore, Giovanni Pelagalli, per tutto ciò che fosse meccanico, che creasse come dal nulla l’illusione di suoni e voci. Il Museo si propone l’obiettivo di diffondere la conoscenza delle principali invenzioni tecniche e scientifiche che hanno caratterizzato gli ultimi due secoli della nostra storia. Particolare attenzione è riservata a Bologna nelle sezioni dedicate a Marconi, che è una specie di nume tutelare dell’istituzione stessa, e ai fratelli Adriano, Marcello e Bruno Ducati fondatori dell’impresa omonima che dal 1924 identifica Bologna nel campo dei motori.
Il portale del Museo, in italiano e in inglese, ci conduce all’interno del percorso espositivo dove siamo accolti da un centinaio di fotografie in rapida successione  e da un messaggio audio di presentazione. Questa scelta introduttiva è sicuramente scenografica ma poco funzionale al catturare l’attenzione dell’internauta il cui occhio è continuamente distratto dal rapido scorrere delle immagini che avrebbero avuto una maggior efficacia comunicativa se raccolte in una gallery dedicata.

I 2000 pezzi raccolti sono suddivisi in otto sale-contenitori che raccontano la storia di ogni tipologia di mezzo comunicativo e l’importanza che essa ha avuto nella storia degli ultimi secoli e, in particolare, la ricaduta sul secolo appena trascorso.
Si comincia con la sala dedicata alla storia della radio. Questo settore espositivo racconta la storia del primo strumento di comunicazione e, probabilmente, di quello più diffuso almeno in Italia dove la televisione entrerà in funzione solo nel 1954, a partire addirittura dalle origini. Durante le visite guidate gli strumenti d’epoca vengono utilizzati per esperimenti scientifici  che fanno capire ai visitatori come funziona la radio, capostipite dei più moderni mezzi di radiocomunicazione. Da questi mezzi, concepiti principalmente per usi militari si passa alla storia della radio domestica che tanta parte ha avuto nella vita delle famiglie italiane fino a tempi ancora recenti.
Dalla sala della radio si passa a quella dedicata alla fonografia che, nata nel 1877, precede di pochi anni l’invenzione del cinema. La visita a questa sala, come a quelle seguenti avviene grazie ad un video in cui, attraverso la sagoma di un vecchio televisore, si susseguono immagini che illustrano quanto contenuto nella sala.
Lo stesso procedimento comunicativo viene utilizzato per le sale seguenti dedicate alle macchine musicali e meccaniche del XVIII e XIX secolo, alla storia del cinema e a quella della canzone, raccontata principalmente attraverso le incisioni su vinile, nei mitici formati 78 – 45 – 33 giri.
Dalla storia del cinema si passa alla storia del telefono: nella sala dedicata si possono ammirare esemplari che vanno dal telefono di Meucci del 1871 fino ad un primissimo esemplare di telefono veicolare, passando per esemplari di modernariato che, probabilmente, sono stati presenti in casa di tanti.
Telefono veicolare

Telefono di Meucci, 1871
  
La sala dedicata alla televisione racconta una storia che parte dalla lampada di Raytheon per la “Radiovisione” meccanica del 1928 fino agli apparecchi per la trasmissione in bianco e nero e poi a colori, ad “imitazione” de cinema.
Infine la sala dedicata alla storia del computer che si apre con il regolo calcolatore progettato nel 1850 da Quintino Sella per arrivare ai primi pc, realizzati attraverso un percorso, ancora attuale, di miniaturizzazione delle dimensioni che ha reso questo tipo di tecnologia accessibile a tutti.

La storia che il Museo della Comunicazione ci propone è una storia che ci riguarda perché racconta il bisogno umano di comunicare e l’ingegno di chi ha raccolto, in qualche modo, questo bisogno ed ha attivato le proprie risorse intellettuali per dargli forma, sostanza e, soprattutto veicolo.
Se l’intento è sicuramente meritorio, qualche criticità è rilevabile nella struttura del sito che, come già rilevato a proposito della home page, anche nella sezione dedicata ai riconoscimenti ed ai visitatori illustri propone un affastellamento di immagini e articoli di giornale di decifrazione non immediata perché si collocano, comunque, a latere della mission dichiarata del Museo.

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