Dall’8 febbraio al 25 maggio di quest’anno, Palazzo
Fava ha ospitato la mostra La ragazza con
l’orecchino di Perla, un evento che ha animato il dibattito sulle politiche
culturali della città di Bologna e ha messo in moto, al tempo stesso, una serie
di strategie comunicative per promuovere i capolavori in arrivo dal Mauritshuis
dell’Aia. Tra queste, la presenza di un tourvirtuale al quale si può accedere dalla home page della mostra
sul sito dell’ente organizzatore Linea d’ombra.
La ricostruzione virtuale delle trentasette opere
fiamminghe esposte ha lo scopo di invogliare il pubblico forestiero a visitare
dal vivo la mostra dandone un primo assaggio e celebra, grazie a una grafica
tridimensionale altamente sofisticata, “l’impresa” compiuta nel portare il
famoso dipinto nel capoluogo emiliano siglando il primato italiano su Roma e
Milano e contando, alla fine della fiera, oltre trecentomila visitatori e un
notevole indotto economico sulla città. Ma per quanto possa sembrare
paradossale, del virtual tour si è parlato molto poco sui media, sebbene si
presti bene come strumento di marketing territoriale, ormai assodato all’estero
nei principali musei e tutt’altro che scontato nel Belpaese dove, se c’è, non
raggiunge il livello qualitativo proposto da Linea d’ombra. Il dato, quindi, è
tutt’altro che irrilevante, perché pone effettivamente Palazzo Fava e la mostra
stessa su un piano internazionale: obiettivo fondamentale dell’operazione
culturale che la città e l’organizzazione volevano raggiungere.
Immagine tratta dal sito: http://www.lineadombra.it/virtualtour/ragazza-con-orecchino/index.html |
La schermata iniziale si apre con l’ingresso alla
mostra e fin da subito l’impatto visivo è notevole: una prima inquadratura
mostra il pannello espositivo raffigurante il quadro-simbolo della ragazza e si
sposta automaticamente verso la prima sala, mentre una musica, ben scelta e ben
abbinata, accompagna l’introduzione del curatore Marco Goldin. In basso a
destra ci sono i comandi direzionali,
che permettono di navigare dentro il museo, di zoomare e di ingrandire a
schermo intero l’immagine tridimensionale, mentre sulla sinistra il pulsante
mappa dà un prospetto generale delle sette sale di Palazzo Fava sul quale è
possibile cliccare per visitarle nel dettaglio, un tasto “info” evidenzia il
periodo di esposizione della mostra e un terzo tasto, presente solo in questa
schermata, permette di ascoltare l’audio introduttivo. Grande pecca: se il
virtual tour è pensato per proiettare la mostra, il Palazzo e la città su scala
internazionale non può non esserci la traduzione in lingua inglese. La sua
assenza mostra che il target di riferimento è estremamente limitato o che
comunque la grande operazione estetica, senz’altro riuscitissima, è meramente
autoreferenziale. Lo stesso audio - giustamente esiguo essendo compito del
virtual tour dare solo un primo assaggio dei contenuti – è tratto dalle
audioguide: scelta comprensibile ma, una volta finita l’introduzione del
curatore, le indicazioni dettagliate sui tasti da premere una volta entrati
fisicamente nel museo sono superflue e poco adatte alla visita 3D.
Dettaglio degli affreschi di Palazzo Fava |
Il tour virtuale è comunque entusiasmante: la
navigazione procede in modo fluido e senza rallentamenti e lo zoom è ben
calibrato perché permette di leggere il primo pannello esplicativo, “Il
Mauritshuis del futuro”, negando la stessa possibilità a quelli delle altre
sale, segno che il criterio di mantenere una solida barriera tra la visita
virtuale e quella reale è stato rispettato. Notevole è la riproduzione dei
singoli quadri: ben visibili quelli più grandi, più sfocati quelli di
dimensioni più piccole. Ad ogni modo su ciascuno è riportata una didascalia che
indica nome del pittore, titolo dell’opera, anno e dettagli del quadro. È così
possibile procedere per le sette sale divise in sei tematiche (La storia del Mauritshuis, Paesaggi, Ritratti, Interni con figure, Nature Morte e infine La Ragazza con l’orecchino di perla) e ascoltare la spiegazione prevista per
tre soli quadri: Paesaggio boschivo con
casolari di Meindert Hobbema, Uomo
che fuma e donna che beve in cortile di Pieter de Hooch, Canto di lode di Simeone di Rembrandt.
La scelta non è affidata al caso: i primi due sono di artisti meno noti al
grande pubblico, ma rappresentano le specialità dei pittori fiamminghi, ovvero
paesaggi e ritratti, mentre il terzo è un nome celebre, tuttavia il quadro
selezionato si vede poco bene per le sue piccole dimensioni. Invece, al celebre
ritratto-icona di Vermeer, in solitudine nell’ultima sala, non è stato posto
alcun limite di visione. Di particolare rilievo, è la trasposizione dei
soffitti e degli affreschi di Palazzo Fava: muovendo il mouse verso l’alto è
possibile, per ciascuna sala, godere della fedele riproduzione, a cui forse si
poteva aggiungere qualche informazione didascalica essenziale, per evidenziarli
all’attenzione del visitatore evitando che quest’ultimo li tralasci.
http://www.lineadombra.it/virtualtour/ragazza-con-orecchino/index.html |
Visto il potenziale e le risorse del virtual tour,
resta un’ultima perplessità: l’assenza totale di riferimenti nei siti turistici
e istituzionali, col rischio di non sfruttare i benefici di un evento che ha
caratterizzato la città di Bologna.
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