Il Museo Galileo di Firenze, dedicato alla storia della scienza, è custode di impressionanti collezioni di strumenti scientifici di grandissimo valore storico che provengono dalle famiglie Medici e Lorena. Fondato nel 1930 come parte dell’Istituto di Storia della Scienza, il museo fu riaperto nel 2010 dopo un radicale processo di rinnovamento, e il risultato di questo lavoro durato ben due anni è un museo moderno e dinamico, premiato tanto in Italia quanto all’estero.
Visitando il sito web del museo ci si rende conto subito che la comunicazione digitale è qui qualcosa di serio. Il sito è accattivante, chiaro e di facile navigazione, ma soprattutto ricco di interessanti risorse per visitatori, studenti e ricercatori. Oltre a mettere a disposizione un accesso libero al catalogo della biblioteca e all’archivio digitale, il sito fornisce anche una sezione di didattica online e un portale di risorse digitali cosiddette “galileiane”.
Una sezione intera è inoltre dedicata al museo virtuale: qui è possibile esplorare tutte le sale (anche in 3D) e osservare gli oggetti in esposizione, leggere biografie e testi di approfondimento, guardare video che concernono vari temi storico-scientifici. Questi video, per altro molto ben fatti, puntano sulla semplicità, tanto nell’aspetto visivo quanto in quello sonoro, e dimostrano in modo chiaro il funzionamento di alcuni strumenti scientifici utilizzati nelle diverse epoche – un valore aggiunto importante che aiuta il visitatore non esperto ad andare oltre l’aspetto estetico degli oggetti esposti.
Per quanto riguarda la visita vera e propria al museo, le risorse aggiuntive disponibili al visitatore autonomo sono invece più scarse. Va detto però che oltre alle didascalie (sempre disponibili in italiano e in inglese), alcune sale sono dotate di schermi per la visione di proiezioni a tema e alla fine del percorso ci si ritrova in una zona interattiva con altri schermi (di tipo tattile, per il gioco e per rivivere dimostrazioni scientifiche). Durante la visita, manca però la possibilità – che offre invece il sito web – di accedere liberamente agli approfondimenti sugli oggetti, strumenti e il loro funzionamento.
Non è stato sempre così: fino a poco tempo fa il visitatore poteva noleggiare una videoguida portatile – “TrackMan” – che consentiva di ottenere maggiori informazioni sugli oggetti in mostra; tuttavia al momento, le guide non sono più disponibili al pubblico perché continuavano ad insorgere problemi legati sia all’hardware che al software delle guide. Tale situazione fa riflettere d’altra parte della velocità con la quale si evolve la tecnologia: le videoguide, all’avanguardia nel 2010, nel giro di pochi anni sono già invecchiate.
Per fortuna, la storia non finisce qui. L’Unità web del museo sta ultimando un’applicazione web per sostituire il TrackMan e per rendere i ricchi contenuti digitali di nuovo fruibili al visitatore. Come ci spiegano Elena Fani e Leonardo Curioni dell’Unità web, l’idea è che l’utente possa accedere ai contenuti – testi, video, audio – con il proprio dispositivo mobile (smartphone o tablet); in questo modo svanisce il problema del mantenimento e dell’aggiornamento degli hardware da parte del museo. Si è scelto di fare un’app web-based, perché sarà facile da aggiornare e non ci sarà bisogno di creare versioni diverse per i vari sistemi operativi nel mercato. Per portare al massimo livello di fruizione possibile in dispositivi diversi, si sta applicando il responsive web design, il design reattivo. Così, l’interfaccia dell’app sarà tarata sulle dimensioni di ciascun dispositivo, e i vari contenuti, come immagini e video, si adatteranno alla risoluzione dello schermo.
Fra pochi mesi la nuova app sarà quindi disponibile per i visitatori del Museo Galileo e senza dubbio, sarà un corollario utile soprattutto per le visite non guidate. Per rendere l’app ancora più accessibile, sarebbe comunque importante garantire un servizio di prestito o noleggio di supporti digitali (come tablet ad es.) all’interno del museo: in fondo avere uno smartphone non è ancora obbligatorio!